Cronaca / Circondario
Venerdì 08 Novembre 2013
Algat: si spera nella ripartenza
La risposta dall’asta giudiziale
I sindacalisti lecchesi a Torino dal commissario del tribunale
Nell’organico dell’unità di Valgreghentino ci sono 57 lavoratori
Quale sarà il futuro per la Algat di Valgreghentino e dei suoi 57 dipendenti? Per il momento continuano a non esserci risposte a questo interrogativo, ma i sindacati il prossimo martedì saranno a Torino in occasione di un incontro con il curatore fallimentare e al quale ci saranno anche i sindacalisti di Cuneo e Torino, in rappresentanza delle locali sedi che contano rispettivamente 70 e 200 maestranze. La Algat è un’impresa attiva nelle produzioni per il settore auto. E negli ultimi anno ha sofferta per la crisi che colpito il modo pesante il mercato delle quattro ruote.
«Martedì potremo sapere con certezza come è andata l’asta di vendita emessa dal Tribunale – spiega Emilio Castelli della Uilm – e in quell’occasione sarà chiaro se ci sono degli interessamenti concreti e se un potenziale imprenditore sarà interessato anche a rilevare la sede di Valgreghentino».
Inoltre i lavoratori da mesi stanno attendendo la documentazione per l’anticipo della cassa integrazione. «Questi documenti dovevano essere forniti dal curatore della procedura e avrebbero permesso ai dipendenti di ricevere i soldi della cassa da un istituto di credito – dice il sindacalista – mentre questo non è possibile perché il curatore non ce li ha mai consegnati. Martedì chiederemo conto anche di questo, dal momento che chi ci sta rimettendo di più sono proprio i lavoratori che da giugno non stanno percependo più lo stipendio».
Attualmente i lavoratori di Valgreghentino stanno usando l’ammortizzatore sociale solo parzialmente perché a singhiozzo stanno continuando a lavorare, nonostante le commesse siano piuttosto scarse. «Sappiamo che alcune offerte sono pervenute. Tuttavia è molto probabile che gli imprenditori interessati a mettere le mani su Algat si concentrino soprattutto sull’acquisizione delle sedi di Torino e Cuneo che sono quelle principali, lasciando indietro Lecco. Faremo il possibile per scongiurare questa ipotesi».
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