«Ale amava la montagna, aiutava gli altri: fare il soccorritore era la sua missione»

«Ale era la persona più buona al mondo. E amava la montagna. Se sei uno che vuole mettersi a disposizione degli altri e salvare le vite e ami la montagna, allora diventi un operatore di montagna del soccorso alpino. Che è quello che ha fatto e che lo rendeva felice. Ma è anche quello che che, purtroppo, ce lo ha portato via».

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Ale è Alessandro Pozzi, 25 anni, il militare del Soccorso alpino della Guardia di Finanza che, mercoledì, ha perso la vita insieme ai colleghi Luca Piani e Simone Giacomelli, mentre era impegnato in un’esercitazione in Valmasino. A ricordarlo Simon Talacci, 23 anni di Livigno, sciatore in squadra nazionale. Vederlo sulle piste Talacci è una scheggia, ma quando parla dell’amico Alessandro, la sua voce si fa profonda, scandisce bene le parole per ricordare il grande amico. Perché Alessandro era questo per lui. «Sciavamo insieme da quando eravamo bambini, seppure io sia di Livigno e lui di Santa Caterina – racconta -. Poi abbiamo fatto parte del Comitato Alpi Centrali insieme».

Alessandro prediligeva la specialità gigante in pista ed era un «bellissimo sciatore», dice Talacci, «uno dei più belli che abbia mai visto». E, fuori dal gergo tecnico dello sci alpino, Talacci si riferisce alla sciata esteticamente bella di Pozzi. «Ale non era velocissimo, ma sciava benissimo», sottolinea. Il carattere era «il suo punto forte», perché «era la persona più buona al mondo, con i suoi occhi azzurro-cielo e un sorriso che ti contagiava. Era un pezzo di pane, Ale. Potevo chiamarlo a qualsiasi ora del giorno o della notte per qualsiasi motivo o necessità e lui sarebbe venuto da Santa Caterina a Livigno, anche alle 3 di notte. Ale era così, era uno di quegli amici veri che, anche se non senti tutti i giorni, quando hai bisogno ci sono per te». Talacci, atleta uscito dalla “covata” dello Ski racing team di Corrado Castoldi, è in nazionale ora, «invece Ale ha fatto qualche gara alcune stagioni fa, poi ha seguito il corso maestri ed è diventato maestro di sci, chiaramente. Poi ha scelto di fare altro partendo proprio dalla sua passione per la montagna in tutte le sue forme: sci alpino, scialpinismo, arrampicata, scalate, sci in neve fresca. Partendo dalla sua predisposizione a voler fare del bene e ad aiutare gli altri, con il suo essere altruista, ha partecipato al concorso per diventare finanzieri non come gruppo sportivo, ma come militare per entrare come soccorritore piste e soccorso alpino della Finanza».

Anche Enrico Giacomelli, 22 anni di Bormio, atleta di sci alpino dello Ski racing team, ricorda Alessandro: «Un ragazzo socievole, con cui era piacevole stare in compagnia – dice -. Avevamo frequentato, anche se in classi diverse, la stessa scuola superiore Ragioneria a Bormio e ci incontravamo spesso sia a scuola sia sulle piste. Eravamo avversari in gara, ma amici». Alessandro non ha fatto parte della squadra dell’allenatore dello Ski racing camp, Corrado Castoldi, che però lo conosceva bene. «Un ragazzo molto serio, riservato e rispettoso – dichiara Castoldi -. L’ho sempre visto allenarsi con dedizione. Un ottimo atleta e un grande lavoratore». Infine Enrico Giacomelli esprime un ricordo di Simone Giacomelli, classe 2001, il più giovane fra i militari che hanno perso la vita: «Ci si incontrava alla palestra di roccia o quella indoor di Valfurva. Era un ragazzo semplice e alla mano. Siamo tutti affranti per quanto è successo».

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