Aggressioni al personale sanitario, preoccupazione anche a Lecco: «Maleducazione imperante»

Il presidente regionale di Simeu (società italiana di medicina d’emergenza urgenza), Luciano D’Angelo, responsabile del Pronto Soccorso di Lecco, è deluso. E preoccupato. Le notizie provenienti da Foggia, con aggressioni violentissime al personale sanitario e ai medici, non hanno fatto altro che scoperchiare il vaso di Pandora della maleducazione. C’è sempre stata, ma probabilmente mai come in questi ultimi anni. Anche se in Lombardia, e a Lecco in particolare, il livello di guardia non è stato oltrepassato. Non per questo D’Angelo è contento.

“Non abbiamo avuto, per fortuna, casi così eclatanti o di particolare rilievo come a Foggia o in altri ospedali del Sud Italia – premette - Detto questo, però, la maleducazione è imperante anche da noi. La perdita del rispetto istituzionale per alcune figure, tra le quali anche quella del medico, che fa solo il suo lavoro, è diffusissima. La perdita del riferimento istituzionale e di quello che rappresenta in quel momento, quello del bisogno, questa figura, è molto grave. Si è rotto il patto tra le persone, la gente, e chi eroga dei servizi di pubblica utilità così essenziali”. D’Angelo è veramente demoralizzato, anche se ammette: “Per fortuna questo tipo di atteggiamenti attiene a una minoranza di ignoranti vergognosi. Ma, purtroppo, è serpeggiante l’idea che uno arrivi in Pronto Soccorso e ti possa suggerire come si organizza il lavoro, come si potrebbe fare per non far attendere la gente, fino a dirti come si dovrebbero curare i pazienti”. E gli esempi non mancano: “A me arrivano sul tavolo i reclami e devo dire che frasi come “Dovevi accorgerti di questa cosa”, “Dovevate fare così e non l’avete fatto”, “Avreste dovuto intervenire in tal modo o tal altro”, sono sempre più frequenti. Sbagliamo? Certamente. Siamo umani. Ma i processi decisionali sono sempre ponderati e valutati anche quando si commettono errori che, a volte, possono essere anche inevitabili. Pensare che possiamo sbagliare per mera superficialità, per impreparazione, o addirittura con dolo è oltremodo offensivo”.

Insomma, D’Angelo è convinto che la professione medica sia a un bivio molto pericoloso: “Atteggiamenti e dichiarazioni di cui siamo quotidianamente il bersaglio ci “scavano dentro”. Ma, oramai, l’unica cosa che ci è consentita fare è “mollare il colpo” e fare un altro lavoro. Chi insulta, colpisce, umilia e discredita i medici rischia di ritrovarsi senza cure, se le cose andranno avanti così. La presenza dello Stato si dovrebbe far sentire di più”. Intanto, però, a Lecco, come in molti altri ospedali, manca il “pulsante d’emergenza” oppure il posto di Polizia fisso. “Il posto di Polizia c’era dappertutto una volta – ammette il presidente Simeu -. Ora in qualche posto c’è, ma non da noi. Siamo poco presidiati e sicuramente sarebbe un elemento di aiuto, almeno in quanto a deterrenza. Far sentire la presenza dello Stato è sempre importante. Certo, se si arriva a parlare di Esercito, vuol dire che siamo messi molto male. La sensazione è che abbiamo perso le redini delle persone, quelle buone, quelle redini di convivenza civile che ci tengono tutti insieme”.

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