
Cronaca / Lecco città
Mercoledì 12 Giugno 2013
Addio ad Achille Zoccola
La cultura lecchese in lutto
La scomparsa di Achille Zoccola è un grave lutto per la città. Con lui esce di scena una figura di primo piano nel panorama pittorico del Novecento lecchese
Lecco
La scomparsa di Achille Zoccola è un grave lutto per la città.
Con lui esce di scena una figura di primo piano nel panorama pittorico del Novecento lecchese, caratterizzato da artisti che hanno operato con sensibilità diverse, ma che hanno lasciato un segno fecondo del loro passaggio, un mondo ricco di fermenti, di sperimentazione, un nutrito gruppo di pittori che hanno dato molto alla nostra città, da cui hanno spesso tratto ispirazione, un capitolo importante nella storia della Lecco del secolo scorso che meriterebbe una indagine più approfondita ed articolata.
Achille era nato qui nel 1940. Frequentò Brera dedicandosi poi alla pittura, la grande passione di tutta la sua vita.
I suoi esordi, i primi lavori degli anni ’60, si collocano nel solco di un paesaggismo tradizionale ma connotato da una purezza di segno che lascia intravedere come in una filigrana quale sarà il percorso a venire di questo artista solo ventenne eppure già così maturo.
Negli anni ’80 la sua pittura si muove lungo percorsi che lo condurranno lontano, ma sempre nella direzione di uno scandaglio onirico fantastico dell’animo umano, visioni che sembrano evocare angosce sepolte, incubi ricorrenti, dimensioni che vanno oltre la percezione immediata delle cose, ma un oltre che riecheggia in noi con accenti di disperata solitudine. Nei suoi quadri, in cui domina l’inconscio, la suggestione del surrealismo, ritroviamo apparentamenti con altre esperienze novecentiste, e valga per tutte la lezione di Magritte e di Savinio.
Achille era una persona schiva, riservata, rispettosa, il suo tono di voce sempre improntato a una dimensione colloquiale, la sua conversazione ricca di spunti, serena; mai ha cercato visibilità, mai ha voluto imporsi nel panorama artistico lecchese, la sua attività è rimasta volutamente appartata, perché così a lui piaceva, nonostante le sollecitazioni di molti amici a far conoscere la sua opera e il divenire delle sue tematiche che via via nel tempo sono andate arricchendosi, affinandosi, sempre nella direzione di quella fascinazione per il fantastico, il misterioso, l’imponderabile che è stata la cifra più autentica della sua creazione artistica.
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