
Cronaca / Valchiavenna
Domenica 10 Luglio 2016
Accordo frontalieri, la firma è lontana
Forti timori in Valle
Era stato annunciato per l’estate ma il patto è ben lontano dall’essere sottoscritto. Il Ticino non cede sull’obbligo del casellario giudiziale.
Da una parte c’è l’Italia che dice basta alle discriminazioni, altrimenti l’accordo fiscale con la Svizzera non si farà, dall’altro c’è il Ticino che non cede sulla questione del casellario giudiziario. Il risultato è il silenzio di Roma e l’attesa per tutti i frontalieri: sia quelli occupati a Lugano e dintorni, sia quelli (oltre 5200) dei Grigioni.
Il tempo passa – sono trascorsi più di sei mesi dalla firma dei tecnici - e in molti si chiedono quando verrà̀ firmato il tanto dibattuto nuovo Accordo relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri.
Un’intesa che determinerà, nel giro di dieci anni, l’aumento progressivo delle tasse per i frontalieri, visto che le dovranno pagare nel Belpaese con le aliquote dell’Irpef. Si era infatti detto in un primo momento che la firma ufficiale sarebbe avvenuta entro fine giugno. Lo stesso Vieri Ceriani (responsabile per l’Italia al tavolo del confronto) aveva più̀ volte affermato davanti ai sindacati che l’estate sarebbe stato il periodo probabile per la firma definitiva.
Ma come sottolinea da Lugano il sindacato svizzero Ocst, il tempo passa e la firma sembra tardare. Del resto l’Italia è sempre stata chiara fin dalla stesura della road-map pubblicata nel febbraio dello scorso anno: l’Accordo potrà̀ essere firmato solo se il Canton Ticino rinuncerà̀ a pretendere dai frontalieri il casellario giudiziale, una richiesta che viene giudicata come discriminatoria dal Governo centrale. Il concetto – come ricorda proprio l’Organizzazione cristiano sociale - è stato ribadito in questi giorni persino dall’ambasciatore italiano a Berna Marco Del Panta in una lettera spedita al Corriere del Ticino. «È noto che l’Italia ha posto due condizioni per la firma: una soluzione al referendum contro l’immigrazione di massa [...] e la cessazione di misure discriminatorie, in particolare la rimozione dell’obbligatorietà̀ del requisito del casellario giudiziale».
«Insomma – sottolinea dal sindacato Andrea Puglia -, i patti sono chiari ed è noto come persino il Governo federale abbia più̀ volte fatto pressione sul Ticino affinchè facesse dietrofront permettendo lo sblocco dell’impasse».
Dal canto suo, sempre secondo il sindacato svizzero, il Consiglio di Stato ticinese non sembra intenzionato ad assecondare facilmente il diktat federale. «Basti pensare che proprio nei mesi scorso lo stesso Governo cantonale ha ribadito la volontà̀ di proseguire con il casellario, una decisione che rischia dunque di posticipare non poco la firma dell’Accordo. Non si possono inoltre tacere le manovre a livello federale, ultimamente molto intense, per trovare una soluzione con l’Unione europea in merito al citato referendum contro l’immigrazione di massa, una trattativa rallentata a sua volta dal caos generato dal caso Brexit. Insomma, i fronti caldi non mancano e come più̀ volte rimarcato da noi è ora impossibile tracciare delle conclusioni certe della situazione in cui si troveranno i lavoratori nei prossimi anni».
I frontalieri potranno dunque andare in ferie senza sorprese? «È difficile dirlo con certezza, ma gli indizi fanno pensare che non ci saranno novità̀ prima dell’autunno, se non oltre. Contattati da noi, anche alcuni responsabili della delegazione svizzera confermano il momentaneo stato di stand-by, aggiungendo poi che dopo la firma i lavori parlamentari per la ratifica dell’Accordo dureranno non meno di due anni».
Ormai lo si è capito: il tema sembra davvero destinato ad accompagnarci per lungo tempo. I frontalieri, a questo punto, potrebbero sperare di guadagnare un anno in più di versamenti alla vecchia maniera, risparmiando migliaia di franchi. Ma per il momento anche questa è soltanto un’ipotesi.
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