
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 20 Aprile 2018
Abitazioni e strade a prova di frane
«Esempio virtuoso»
Paratoie mobili, muri rinforzati e smussati. Ecco come a Ponte ci si difende dalle emergenze. Il geologo Azzola: «Ora però serve la manutenzione».
Territorio tenuto sotto controllo sia attraverso opere di manutenzione – piccole e grandi – come il rifacimento di briglie o la pulizia di corsi d’acqua ostruiti dalla vegetazione, sia attraverso l’occhio attento del cittadino che può essere protagonista principale della sicurezza dei luoghi dove abita.
Da una parte il ruolo dell’ente pubblico, dall’altra quello del cittadino. Questo il leit motiv della serata sulla regimazione delle acque fra storia, attualità e futuro, che si è tenuta a Ponte in Valtellina (nell’ambito di “Ponte in fiore”), domenica sera, con l’intervento del geologo Maurizio Azzola, che ha analizzato la particolarità di Ponte fra mulatterie, valgelli e – soprattutto - “us’céri”, ovvero le paratie mobili che un tempo venivano utilizzate per deviare le acque che, in caso di piena, si incanalavano lungo le vie del paese. Un esempio illuminante su come, già nel passato, i cittadini fossero in grado di far fronte a improvvisi eventi calamitosi.
Il senso della serata è stato quello di fare informazione e prevenzione prima che si verifichino emergenze. «Sempre più frequentemente ci sono momenti di picco che portano a situazioni improvvise – ha detto, nell’introduzione, il sindaco Franco Biscotti -. In passato le popolazioni, che erano di estrazione contadina, vivevano il territorio quotidianamente, per cui la regimazione idraulica era monitorata e c’era, soprattutto, una conoscenza dei luoghi superiore rispetto ad oggi. Oggi la competenza del reticolo idrico minore è codificata e affidata alla parte pubblica che deve trovare le risorse per intervenire. Ecco quindi la consapevolezza di tornare ad educare i cittadini per ricostituire una coscienza civica». Attenzione il sindaco ha garantito non solo per il versante retico (di cui si è parlato principalmente nell’incontro), ma anche verso quello orobico altrettanto ampio e che sconta un minore controllo causato dallo spopolamento.
Secondo Azzola, Ponte è un esempio di armonizzazione tra attività umane e ambiente. «Ponte si è sviluppato sotto una zona di valli e valgelli che attraversano il paese – ha spiegato -. D’altra parte i paesi nascevano vicino alle sorgenti che servivano per abbeverare il bestiame. Sopra il borgo ci sono strade fatte per convogliare le acque, ci sono briglie e arginature in pietrame secco realizzate nell’800 che sono state efficaci nel ridurre i danni a valle, ma sulle quali, in parte, oggi occorre intervenire. Nel centro storico, inoltre, è stato posato l’acciotolato (“risc”) che è un fondo che funziona bene, perché ha forza di resistenza contro l’acqua. Veniva ottenuto con massi rotondi di fiume o di morena. I portoni delle case, inoltre, hanno ai lati pietre con scanalature per inserire delle paratoie che evitano all’acqua di entrare nei cortili. Nelle curve i muri delle case sono stati rinforzati con grosse pietre e alcuni muri presentano una “pancia” esterna proprio perché, in caso di piena, l’acqua erodeva il muro».
Saggi accorgimenti che, nel passato, si affiancavano a curiosi sistemi di monitoraggio idrogeologico: nella chiesa di Santa Cristina, secondo un documento del XV secolo, risiedeva un chierico, mantenuto dal curato di Ponte, con il compito di suonare le campane in caso di piena del Rhon per avvertire del pericolo gli abitanti del paese...
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