Basket / Circondario
Giovedì 28 Ottobre 2021
AAA allenatori lecchesi
di basket cercansi
Gran parte dei tecnici delle squadre locali, anche delle formazioni giovanili, proviene da fuori provincia. L’erbese Cristian Testa: «Qui non c’è una piazza d’eccellenza, Lecco non ha appeal e c’è un eccessivo campanilismo».
Che il basket della nostra provincia sia in sofferenza, è sotto gli occhi di tutti. E il Covid c’entra poco. Al di là dell’isola felice della femminile a Costa Masnaga (serie A1 e scudetti giovanili), il settore maschile fatica a trovare a spazio. Forse lo sbocco nel Csi è più accessibile, forse non c’è più una scuola cestistica.
Un esempio forse banale ma sintomatico, viene dal Basket Lecco: non riesce a trovare un allenatore per le squadre giovanili. «Sto cercando da settimane un allenatore o un giovane assistente per rinfoltire il nostro staff tecnico, e non c’è verso di trovarlo - afferma il responsabile Cristian Testa -. Ho provato tramite i canali standard, quindi la rappresentanza del Cna di Lecco, facendo sapere a tutti i tesserati che siamo alla ricerca di una persona. Poi ho allargato la cerchia fuori provincia, nel Comasco e nella Bergamasca, ma senza successo. Sappiamo che non è una difficoltà esclusiva nostra. Però siccome qua non c’è una piazza d’eccellenza, tipo Cantù o Desio, esiste anche questa problematica: Lecco non ha appeal”.
L’erbese Testa per inciso è uno dei tecnici più preparati in ambito provinciale, con un background nelle società comasche e a Desio.
«Prendiamo il nostro caso al Basket Lecco - continua Testa -. Siamo solo tre allenatori: io, quello più vicino, abito a Proserpio, uno ad Albiate e uno in Valle Brembana. Ma anche a Olginate il responsabile del minibasket viene da Cusano, e trattandosi di minibasket dovrebbe essere del posto. A Calolzio il responsabile giovanile è di Chiavenna, alla Starlight Valmadrera è di Cantù. E così altri. C’è da dire anche che i corsi allenatori si sono fermati a febbraio 2020, e quindi quelli nuovi usciranno a fine anno sportivo».
Anche i numeri degli atleti giovanili però sono risicati. «Non si capisce se è colpa della pandemia, della poca attrattività, se i ragazzi preferiscono evitare l’impegno, o se è un problema di cultura sportiva per cui la pallacanestro non è uno sport da far fare ai propri figli. Oppure preferiscono il Csi: più facile nel gestire gli allenamenti, minimo impegno e tanto divertimento. Però non aiuta a crescere. Un campionato Fip invece è sacrificio, è la costruzione di un giocatore, con la prospettiva di diventare atleti nel tempo».
Per quanto ci riguarda, abbiamo chiesto chiarimenti al delegato della Fip di Lecco, Fausto Degrada, ma senza avere risposte.
«Ci vuole qualcosa in termini di promozione nella provincia – torna a dire Testa -. E poi il campanilismo: c’è dappertutto, ma a Lecco ancora di più. Si tende a isolarsi da una realtà all’altra, a scapito dei ragazzi, e succede da anni. Così non si riesce a dare qualità ai quei pochi ragazzi che ci sarebbero».
«Al Trofeo delle Province - fa presente in conclusione - Lecco si è sempre piazzata al 7°-8° posto. Eppure allora i tecnici non mancavano, figurarsi adesso che mancano completamente. La Blueceleste faceva le giovanili d’Eccellenza perché aveva creato aggregazione tra società sul territorio, tirando fuori il meglio: bisogna tornare a fare così».
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