Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 08 Luglio 2021
«A Wembley con i miei figli
Il tampone poi tutti liberi»
La storia Diego Agostini, di Chiesa, fondatore della Commitment allo stadio con i suoi ragazzi
Era i 35mila italiani di stanza nel Regno Unito che, lunedì sera, non hanno mancato all’appuntamento con la semifinale Italia-Spagna, allo stadio londinese di Wembley, c’erano anche loro, Diego Agostini, di Chiesa in Valmalenco, fondatore e amministratore della “Commitment”, società dedita alla formazione e allo sviluppo delle risorse umane, con sede sia a Milano, sia a Londra, e i suoi due figli Andrea, di 18 anni, e Filippo, di 13.
«È stata una festa, un’esperienza unica, per me, per i miei due figli, e per gli amici sudafricani e canadesi che, erano con noi, e che, ovviamente, tifavano Italia - dice Diego Agostini -. Sono affezionati al nostro paese tant’è che, vengono, regolarmente, a sciare a Chiesa. Ma la cosa più emozionante, è stato vedere i miei due ragazzi, cresciuti qua, in Inghilterra, intonare e cantare l’inno nazionale. Credo sia stata, per loro, la prima volta».
In effetti, Andrea, 18 anni, a Londra, fisso, con la famiglia, da quando ne aveva nove, parla, per sua stessa ammissione, più fluentemente l’inglese dell’italiano e tifa, convinto, Arsenal.
«Non vengo spesso allo stadio - dice -, l’ultima volta è stato per Arsenal-Napoli. Niente, però, rispetto al livello di lunedì sera. E’ stato bellissimo, un’atmosfera incredibile, tutti cantavano, saltavano, una cosa “energetica”».
La famiglia Agostini, con gli amici sudafricani e canadesi appresso, era collocata in una sezione mista, italiana e spagnola, in alto, a lato, e, per tutta la durata della partita, è stata una festa senza precedenti.
«Durante i rigori, poi, eravamo tesissimi - dice Diego -, non volava una mosca, fino al momento, finale, del trionfo. Poi è stata festa generale, anche fuori dallo stadio, ma senza nessun problema».
Salvo il distanziamento fisico anti Covid, quello, è completamente saltato.
«Né distanziamento, né mascherine - dice Agostini - in un paese in cui sono chiuse le scuole e, nel momento in cui si rileva un contagio, si blocca tutto. Non per il calcio, però, anche se, prima di entrare hanno obbligato tutti ad effettuare un test antigenico rapido anti Covid. Una volta dentro, però, liberi tutti, incredibile...».Diego Agostini, dopo il primo lockdown, non è più rientrato in Italia, né a Milano, dove risiede, né a Chiesa, dove vive la famiglia d’origine. Troppo impegnativo per via della quarantena da ottemperare che ha scoraggiato anche l’arrivo, lunedì, a Londra, dei tifosi provenienti dall’Italia. I presenti erano, tutti, già di stanza in Inghilterra, per lo più per lavoro, ed hanno sborsato non poco per godersi lo spettacolo.
«Il biglietto, facilmente reperibile sul sito Uefa - dice Andrea Agostini -, costava 200 euro a persona, ma quelli per la finale sono introvabili da settimane». Si parla di 900 euro a testa, che possono arrivare fino a 2mila. Prezzi destinati a lievitare, enormemente, se, ad affrontare l’Italia, dovesse essere proprio l’Inghilterra.
Intanto, a tifare Italia, sono anche i vicini svizzeri. Ieri sera, il Grand Hotel Kempinski, di Sankt Moritz, era un trionfo di tricolore. Stupendo. Per la gioia dei tanti lavoratori e turisti italiani, ospiti in Engadina. E. Del.
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