Cronaca / Circondario
Venerdì 22 Gennaio 2016
A Valmadrera rifiuti
da mezzo Nord Italia
Sale la preoccupazione. La Lombardia dovrà aiutare le altre Regioni
Silea: «Non potremo ricevere grossi quantitativi». Ma il “Coordinamento rifiuti zero” lancia l’allarme
I decreti attuativi del cosiddetto “Sblocca Italia” avranno ripercussioni anche sul Lecchese, dov’è presente - a Valmadrera - uno degli inceneritori lombardi. La Lombardia è stata inserita dal Governo in una «macroarea del nord» che include Piemonte, Valle d’Aosta, Provincie autonome di Trento e Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna: la Lombardia dovrà farsi carico del fabbisogno di smaltimento anche dei loro rifiuti.
Nella conferenza delle Regioni, che si è tenuta l’altro giorno, 15 hanno votato a favore. Da Valmadrera, chiarisce il direttore generale della società Silea, Marco Peverelli: «Rientriamo nella rete, come d’altronde tutti gli impianti lombardi, inclusi quelli che dovevano chiudere. Lo sapevamo sin dall’emanazione dello “Sblocca Italia” ma, per l’articolo 35, non c’erano appunto ancora i decreti attuativi; eravamo stati già chiamati a Roma, per compilare schede informative: un dossier sottoposto ora alle Regioni, come sappiamo».
A Valmadrera, un problema in più secondo il “Coordinamento rifiuti zero”: «Gli inquinanti vengono emessi proporzionalmente al tonnellaggio bruciato. Uno studio di Legambiente Lombardia, sin dal 2013, evidenzia che l’inceneritore di Valmadrera è tra i peggiori per ossidi di azoto: lo riconferma l’autorizzazione ambientale rilasciata dalla Regione nel 2014, che indica quale obiettivo la riduzione di tali emissioni; peraltro gli ossidi di azoto – ricorda il portavoce Gianni Gerosa - non hanno un limite sotto il quale siano considerati non nocivi. Assieme alle nanopolveri (che attualmente non vengono neppure misurate al camino del forno di Valmadrera) sono considerati i maggiori responsabili dell’impatto sulla salute, né possono essere filtrati con i sistemi presenti».
Da parte di Silea, il direttore puntualizza: «Nel corso del 2015 abbiamo bruciato rifiuti per un equivalente medio annuo, in termini di carico termico, di 162.493 megajoule: questa è l’unità di misura del forno, da quando è stato superato il concetto di tonnellaggio; il massimo carico termico autorizzato per il nostro forno è 163.020 megajoule. Evidentemente, nel concreto, non abbiamo margine per ricevere chissà quali quantitativi di rifiuti dall’esterno. Anche in passato, nel 2014, quando abbiamo accolto quelli dalla Liguria in base a un accordo tra Regioni, non si andò oltre le 1.400 tonnellate per un breve periodo. Le dimensioni e i limiti, sia strutturali, sia autorizzativi dell’impianto sono chiari».
A Valmadrera, comunque, il forno fa sempre più paura: «In trent’anni di funzionamento– contesta il Coordinamento - non sono mai stati fatti studi seri sulle ricadute dei fumi, né degli inquinanti, inoltre non c’è l’indagine epidemiologica, cioè sull’andamento delle malattie». Una «richiesta – ribatte Peverelli – che, correttamente, i Comuni o i Comitati avrebbero dovuto indirizzare all’Asl».
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