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Sabato 01 Giugno 2013
Il richiamo degli artigiani
«Nuovo dialogo con i sindacati»
È l'ora di un salto verso «il gioco di squadra». Così come è il momento di ridefinire almeno due modelli di dialogo sociale: con le banche, il mondo della finanza. E con il sindacato.
SONDRIOUn quadro economico, una prospettiva di congiuntura che restano «allarmanti». E all'orizzonte non ci sono orizzonti incoraggianti. Se il quadro di partenza è questo «allora non è proprio più tempo di diagnosi, ma serve ora una terapia». E ancora: non è nemmeno più il «tempo dei leader» a tutti i costi. È l'ora di un salto verso «il gioco di squadra». Così come è il momento di ridefinire almeno due modelli di dialogo sociale: con le banche, il mondo della finanza. E con il sindacato.
Sono i caposaldi di una situazione che definisce «passaggio cruciale». Gionni Gritti, il presidente di Confartigianato Sondrio, davanti ai «suoi» piccoli imprenditori riniti nelle assise annuali, 2.700 aziende associate, e che intende rilanciare in termini di spirito e di impegno imprenditoriale, non esita ad spronare per andare oltre «le ottime fotografie degli analisti sull'attuale congiuntura. Di queste siamo stanchi».
E lo ripete: serve una terapia. I dati che snocciola, del resto, gli danno ragione. Fra gennaio e marzo, i primi tre mesi 2013, a Sondrio sono scomparse quasi due aziende al giorno, le imprese artigiane sono 4.791 con un calo di 159 in un anno, quando a fine marzo 2012 erano 4.950. Non solo: dal 2008 ad oggi il numero delle imprese è passato da 5.400 agli attuali 4.800 con una perdita di 600 imprese. «Questo biennio può essere veramente considerato orribile» tuona Gritti.
Non è più tempo di diagnosi, serve la terapia. Ribadisce ancora. «Le difficoltà del momento sono note: crisi di liquidità, ritardi di pagamento, rigidità nel mercato del lavoro e, come in tutti i periodi di recessione, un generalizzato, ma inesorabile calo della domanda». Temi che Gritti rivendica di aver portato al centro del dibattito locale fra istituzioni e la sua associazione. Non a caso «nelle nostre numerose prese di posizione - spiega il presidente - ho posto l'accento sul difficile momento rispetto al tema del credito e al rapporto con il mondo della finanza. Ma lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, cercando di alternare ai messaggi di critica e di fortissima preoccupazione anche parole di apertura a un dialogo sempre più ostico fra il mondo dell'impresa e quello della finanza». E qui Gritti va con l'affondo, sottolineando un modello di dialogo che va reimpostato su modelli diversi e nuovi.
«Abbiamo riconosciuto gli sforzi fatti e valga come esempio l'esperienza del Progetto “Fiducia Valtellina” o il bando della Comunità Montana di Chiavenna per incentivare le assunzioni. Ma quello con le banche non è l'unico dialogo sociale che va rimodellato».
Un nuovo rapporto deve essere scritto anche con il sindacato dei lavoratori. Deve essere possibile «a livello locale ma è necessario abbandonare gli schemi ideologici e misurarci all'interno di un sistema che va ammodernato e rivisto anche sotto il profilo culturale. Il nostro modello - rivendica Gritti - fondato sulla “piccola impresa” non può essere oggetto di trattativa. Non si tratta, sia chiaro, di difesa corporativa, ma di lettura della realtà e dei numeri». E i numeri danno atto dell'incidenza economica delle piccole imprese manifatturiere sul sistema imprenditoriale della provincia di Sondrio: tre aziende artigiane ogni 100 abitanti e 6 artigiani ogni 100 famiglie, ciascuna azienda con una media di tre dipendenti. I piccoli imprenditori sono più di 6.800 e di queste 1.280, una su cinque, sono donne imprenditrici e 458 hanno meno di 40 anni. Un settore che dà lavoro a 14mila persone, il 25% dell'occupazione totale. E Gritti difende con i denti questi numeri. Guardando al futuro. «Ho sempre ribadito che “nel ritorno ai mestieri c'è un futuro per i giovani” ed è qui che ci giochiamo la capacità di garantirci una prospettiva che non sia quella della mera sopravvivenza». Le difficoltà del momento sono note: crisi di liquidità, ritardi di pagamento, rigidità nel mercato del lavoro e, come in tutti i periodi di recessione, un generalizzato ma inesorabile calo della domanda. «Qualcuno afferma che i momenti più difficili sono quelli in cui oltre al sistema privato la crisi colpisce anche il sistema pubblico. E questo - sentenzia Gritti - purtroppo è vero. Ci siamo già detti in altre occasioni che l'attuale fase economica sarebbe meno difficile se solo si potesse contare su un sistema pubblico sano; una politica fiscale o monetaria espansiva potrebbe compensare la decrescita economica. Purtroppo così non è».
Intanto chiudono le botteghe ad un ritmo preoccupante, trascinando anche il numero degli iscritti a Confartigianato. Un trend «che però dopo un decennio. presenta con il 2013 un trend in controtendenza; il dato delle adesioni mostra un segno più che vogliamo leggere come un invito a fare ancora di più e meglio». Nonostante la crisi stia assorbendo «tutte le nostre energie».
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