Vandalismi alla Croce Rossa
Sotto inchiesta ogni impronta

A quarantotto ore dalla devastazione compiuta da alcuni vandali all'interno del deposito mezzi della Croce rossa, è partita la fase delle indagini vere e per arrivare a identificare i responsabili

SONDRIOA quarantotto ore dalla devastazione compiuta da alcuni vandali all'interno del deposito mezzi della Croce rossa, è partita la fase delle indagini vere e per arrivare a identificare i responsabili.

Se mercoledì il lavoro dei Carabinieri è stato soprattutto quello di raccogliere prove e cercare tutte le impronte lasciate sul posto dagli autori della scorribanda, ieri si è lavorato soprattutto sul materiale raccolto e sulle ipotesi investigative.

Claudio De Leporini non si sbilanciano e si trincerano dietro il classico «nessuna novità».

I movimenti alla caserma Edoardo Alessi indicano però che le indagini procedono a pieno regime. L'obiettivo, ovviamente, è quello di scoprire a chi possa essere venuto in mente, martedì sera, di entrare nel deposito dei mezzi in via Bormio, nella zona industriale, e distruggere l'ambulanza, l'autolettiga e l'auto che lì erano parcheggiate. Mezzi abbastanza vecchi, d'accordo, ma ancora funzionanti, e frutto di donazioni. Veicoli, in ogni caso, destinati a soccorrere le persone che ne hanno bisogno.

Sembra confermata, intanto, la prima stima dei danni: si parla di 8mila euro.

Benché a priori non si tralasci nessun sospetto, gli inquirenti sarebbero maggiormente orientati sulla pista esterna. I vandali non avrebbero quindi niente a che fare con la Cri. Nessuna strana faida o ritorsione interna.

Piuttosto l'opera di qualcuno che non ha niente a che a fare con il mondo dei soccorsi e che ha voluto provare l'ebbrezza di fare la classica bravata, senza pensare troppo né alle conseguenze né all'obiettivo contro il quale si stava scatenando. Sa per il momento i vandali non sono ancora stati identificati, la loro posizione non è comunque delle più tranquille. Forse sottovalutando le reazioni che il proprio gesto avrebbe provocato, non si sono preoccupati troppo delle precauzioni. E dietro di sé hanno lasciato parecchie tracce. Le impronte per esempio. Non solo quelle digitali, che servirebbero a poco se appartenessero a persone incensurate e quindi non schedate, ma anche quelle delle scarpe.

Poi le testimonianze. In un primo momento nessuno sembrava essere in grado di fornire agli inquirenti indicazioni utili, ma pian piano stanno ricostruendo i movimenti delle persone che quella sera si sono aggirate nella zona dell'ex sede Enel adibita a deposito per la Croce rossa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA