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Martedì 12 Febbraio 2013
Traona, ordinanza
chiude la cava di inerti
Il Comune contesta alla ditta Carnazzola di non aver pagato i diritti di escavazione e di aver avviato un nuovo scavo non autorizzato sul fronte roccioso una volta utilizzato il materiale già pronto per il prelievo
TRAONA - Interrotti i lavori alla cava di Traona. L'ufficio tecnico del Comune ha emesso un'ordinanza di sospensione. Il deposito di materiale è quello posto al confine ovest del paese, vicino al cimitero di Piussogno, entrato due anni fa nel mirino della Procura della Repubblica di Sondrio. Ad oggi, dalla montagna di terra accumulata negli anni 50 grazie allo scavo della galleria dell'Enel "Monastero-Ardenno", la ditta Carnazzola ha prelevato 239.412 metri cubi di materiale, utilizzati per la realizzazione dei rilevati della nuova superstrada.
Stando a quanto eccepisce il sindaco Marco Belli, tuttavia, le operazioni di scavo sarebbero proseguite oltre il lecito, intaccando anche la parete rocciosa del versante retico, oggi perfettamente in vista dopo che è stato rimosso tutto il materiale smarino. «La Carnazzola avrebbe dovuto fermarsi qui e invece, senza alcuna autorizzazione in mano, ha cominciato a cavare altro materiale. L'impresa afferma di avere realizzato, semplicemente, un intervento di disgaggio, per mettere in sicurezza la zona di cantiere dove i suoi operai avrebbero dovuto cominciare il piano di recupero ambientale. Dal nostro punto di vista, però, si è andati un po' troppo in profondità, iniziando una nuova attività estrattiva, per questo abbiamo deciso di segnalare l'anomalia alla Provincia di Sondrio, al Corpo Forestale dello Stato e alla Procura della Repubblica. Saranno questi enti a verificare la fondatezza o meno della nostra denuncia».
Ma c'è un altro aspetto che preme al Comune, ovvero la riscossione dei diritti di escavazione che ammontano a circa 64mila euro, ma ad oggi, l'amministrazione si è dovuta accontentare di un'anticipazione di 15mila euro. «La ditta avrebbe dovuto consegnare una perizia definitiva, nella quale indicare il quantitativo di materiale estratto in questi anni - ancora Belli - e sulla quale poi vanno conteggiati i diritti estrattivi che spettano all'ente locale. Il documento, non c'è ancora, ma è chiaro che se la Provincia o la Procura dovesse verificare che l'impresa ha estratto più del dovuto, anche il conto delle nostre spettanze sarebbe destinato a lievitare».
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