Roberto Mangoni
Nel formare le liste i partiti scendono (quasi) sempre a compromessi. I cittadini hanno un criterio per scegliere: verificare di persona la credibilità etica d'un candidato. Informarsi è semplice anche se magari un po' scomodo, fidarsi delle informazioni altrui comodo, anche se magari un po' semplicistico. Questo dice il realismo, col quale bisogna fare i conti: conoscere per giudicare. E poi eventualmente per votare. Siamo ridotti così per colpa d'un sistema che ci ha insegnato (imposto) la pratica della diffidenza. Opportuna verso atti di probabile fregatura, inopportuna verso atti di possibile buona fede. Cioè: di fronte al fenomeno del discredito di massa, ci va di mezzo anche chi non lo merita. È un dettaglio importante da tenere presente. I candidati debbono essere di specchiata moralità, però attenzione al moralismo giustizialista che accomuna l'imputato in attesa di giudizio per un incidente stradale all'accusato di reati contro l'amministrazione pubblica. C'è processo e processo. C'è condanna e condanna. C'è anche assoluzione e assoluzione: quelle per reato prescritto, ad esempio, sono diverse da quelle per reato non commesso.
Max Lodi
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