Dialogo” e “diplomazia”. Questa è la strada per porre fine alla tragedia russo-ucraina secondo Nuova Delhi, che potrebbe diventare prossimamente una delle future mediatrici nel processo di pace tra Mosca e Kiev.
Certo il premier Modi non ambisce a un ruolo così complicato e pericoloso dal punto di vista del prestigio personale e politico, ma qualcosa andrà pur fatto soprattutto perché, ormai si è ampiamente capito, la soluzione del dissidio russo-ucraino non è possibile trovarla sul campo di battaglia.
Nel nuovo mondo globalizzato del XXI secolo l’India è destinata a giocare un ruolo assolutamente non di secondo piano sia perché la sua è la democrazia più grande al mondo (quantomeno per il numero dei suoi abitanti) sia perché il Paese più popoloso del pianeta sta crescendo economicamente in maniera dirompente.
La sua storica linea “non allineata” in politica estera, pertanto, potrebbe starle stretta presto o non essere più congrua ad una realtà emergente, destinata a diventare quella di una superpotenza planetaria.
A Kiev Modi è giunto dopo una breve visita in Polonia, dove l’India ha rilevanti interessi economici, e soprattutto dopo il lungo abbraccio di luglio con Vladimir Putin, che lo ha insignito di un’alta onorificenza federale.
Il suo primo intento è stato, quindi, di riequilibrare la sua immagine equidistante tra Russia e Ucraina, nonostante Nuova Delhi non abbia finora ancora condannato chiaramente la cosiddetta “Operazione militare speciale” del Cremlino.
Qui, però, vanno comprese le dinamiche internazionali e i “Grandi Giochi” geopolitici. In breve, da decenni l’India resta vicina alla Russia in chiave anti-cinese. La disputa del Kashmir ha portato spesso i due Paesi più popolosi al mondo sull’orlo di una guerra.
L’Occidente guarda, invece, a Nuova Delhi come ad un alleato contro Pechino: non per niente l’India è un membro apprezzato del Quad (Dialogo quadrilatero di sicurezza) un’alleanza informale di sicurezza con Australia, Giappone e Stati Uniti con l’obiettivo di contenere l’espansionismo cinese nell’Indo-pacifico, dove, secondo gli esperti, si giocheranno i futuri destini geopolitici dell’umanità.
La tragedia russo-ucraina è una crisi regionale che, per adesso, non ha intaccato le superiori dinamiche internazionali. Ecco, quindi, spiegata la ragione per cui l’Occidente non si è eccessivamente irritato ad osservare come l’India abbia, a lungo nei mesi passati, coltivato “troppo” i propri interessi nazionali nelle relazioni con la Russia.
Questo punto è fondamentale. Mosca è la principale fornitrice di armi a Nuova Delhi (siamo ben oltre il 50% del totale degli armamenti acquistati dal Paese asiatico) e attraverso l’India – nei primi due anni del conflitto in Ucraina – è stato “triangolato” (i volumi sono aumentati di 33 volte rispetto a quelli del 2021!) il petrolio del Cremlino, principale fonte di ingressi valutari nel bilancio federale.
L’aspetto curioso è, però, un altro. Seguendo le sanzioni internazionali – leggasi soprattutto pacchetto 12 Ue e decreto Biden del dicembre 2023 - Nuova Delhi ha adesso bloccato la maggior parte delle transazioni finanziarie verso la Russia e miliardi di dollari in rupie, appartenenti a Mosca, sono fermi nelle banche indiane o sono stati investiti – per non farli restare fermi – in progetti infrastrutturali e nelle “security” locali.
Insomma, come il cinese Xi (Ora Pechino non accetta persino i yuan generati in Russia e ha rigettato le richieste russe in materia energetica) anche Modi ha fatto bingo con Putin!
A Zelensky il premier indiano ha detto che è venuto il tempo del negoziato, che, lo si sa già, sarà muscolare e pieno di colpi bassi. Come verrà sciolto il maggior nodo – ossia quello dei territori - al momento nelle mani degli opposti contendenti - non è chiaro. Ma tradizionalmente l’India è per il mantenimento a tutti i costi dell’integrità territoriale e dell’osservanza della sovranità nazionale. Il diritto internazionale afferma proprio questi due principi.
In conclusione, Modi ha indicato a Zelensky e a Putin una via d’uscita dal presente vicolo cieco. E’ possibile che i due chiedano al premier indiano di fare loro da guida.
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