Quando capita che la fonte del pezzo che hai in testa sia il giornale sul quale scrivi, potendo contare sulla attendibilità di giovani colleghi, non ti resta che dire “bingo”.
È capitato questa settimana con l’intervista al consigliere regionale di Forza Italia Giacomo Zamperini, il Gianburrasca della politica lecchese che tende talvolta a sparigliare le carte, a seminare dubbi, ad alimentare retroscena.
Cito alla lettera : “il fallimento dell’attuale giunta è evidente e per quanto mi riguarda saró sempre alternativo al Centrosinistra.
Un giudizio scontato, ma sancito sulla carta stampata ed erga omnes.
Zamperini è stato più volte sospettato, o almeno percepito, di collaborazionismo con il sindaco.
Insomma, un amico del Giaguaro ( o meglio del Gatto ) con il quale appare spesso in foto celebrative, istituzionali e non.
Secca la replica :”il racconto di un presunto inciucio con l’attuale maggioranza è assurdo. Nella mia storia politica non ho mai preso accordi fuori dal Centrodestra “.
Riporto senza esprimere giudizi anche la sua apertura a future e a lui gradite candidature come sindaco a partire da Mauro Piazza, Antonio Rossi e Antonio Peccati. Non prendo neppure come scherzo l’indicazione dell’oggionese Alessandro Negri perché se uno non è lecchese di nascita o di vita, non ha i titoli per diventare primo cittadino di Lecco.
Sarebbe come, ai miei occhi, convocare Messi nella nazionale italiana.
Ovviamente Messi è un’ iperbole.
In sostanza sul fronte del Centrodestra, svaniscono alcune ombre e si rimette la palla al centro.
Guarda caso proprio la carta stampata mi offre un assist nel segno della par condicio.
A fornirmi materiale di prima mano sono le dichiarazioni del segretario cittadino del PD, Fausto Crimella che difende e ricandida il sindaco Mauro Gattinoni non lesinando critiche specie sulla viabilità, che sono il pane quotidiano dell’opposizione e il calvario per i cittadini.
Così a me tocca il semplice compito di trasformarle in osservazioni condotte dal pilota automatico, più l’esercizio di un dattilografo che di un editorialista chiamato da direttore e proprietà ad un ruolo di commentatore senza briglie e senza censure.
A me delle sue esternazioni stentoree ne bastano e avanzano tre.
La prima, la più lapalissiana e condivisibile, riguarda “il malcontento dei cittadini verso l’amministrazione comunale” che il Signor Fausto verifica perché è uno che “parla con la gente” e inoltre “partecipa a diverse associazioni”, per concludere poi con il solito refrain che la musica cambierà prima delle elezioni quando “ numerosi cantieri saranno conclusi”.
Ora anche i paracarri e i new jersey sanno che la più parte delle opere pubbliche sarà finanziata da fondi regionali e PNRR, da Aosta a Siracusa, pescando nel pozzo di San Patrizio ricco dei duecentonove miliardi di euro concesso all’Italia.
Quelli che, per intenderci, l’ex premier Giuseppi (Trump è tornato) rivendica come un suo bottino collaterale al covid.
Sin troppo elementare osservare che i lecchesi non sono né ciechi, né smemorati e per ricordare vistosi disagi di questo lustro dilatato non hanno bisogno di fare un nodo al fazzoletto. Basteranno, se vorranno, una matita e una scheda.
La seconda riguarda la disinvolta archiviazione di Crimella del caso Linee Lecco che ci risulta invece l’ex presidente dimissionario, Mauro Frigerio, voglia invece utilizzare come cavallo di battaglia per un annunciato e inevitabile regolamento dei conti interno.
Sul terzo punto entriamo nel campo più elastico delle opinioni.
Al vanto di un Comune che attirerebbe, secondo Crimella, l’interesse degli imprenditori mi limito a rammentare la cena delle beffe in villa Manzoni per la raccolta di fondi per il Teatro, laddove non si è andati oltre le briciole.
A Bergamo, sotto la guida del sindaco Giorgio Gori, della stessa famiglia politica il restauro del Teatro Donizetti è costato diciotto milioni di euro, metà in carico al Comune e metà ai privati. E ne è uscito un autentico gioiello.
Calo il sipario sul mancato municipio in piazza Garibaldi e sugli appalti disertati per il Bione, forse perché gli investitori temevano di annegare in piscina.
In sintesi quando si filosofeggia di visione non si può certo non concordare, ma solo se corroborata da un occhio vigile sui problemi della città e da uno sguardo lungimirante oltre i ponti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA