
Spritz, Negroni e un “per me sono stati i Castagna”. Giustizia da bar sport, dove il gol in fuorigioco non fischiato dell’Inter finisce sullo stesso piano di una condanna per una strage costata la vita a tre donne e un bambino. Nell’era dell’uno vale uno, che è poi la stessa del “Chi vusa pusé, la vacca è sua”, il popolo di allenatori ha scoperto di sentirsi a proprio agio con la toga addosso. E il bar-sport s’è fatto bar-Cassazione. Ma la colpa non è (solo) degli improvvisati giudici da social network, quanto piuttosto di un’intera categoria di neo-professionisti: gli showman del complottismo giudiziario. Che hanno trasformato la giustizia in una parentesi perfetta tra uno stacchetto musicale e una pubblicità. E, nel mondo dello spettacolo, ciò che conta non è certo informare, ma stupire. E fare audience. Non è un caso se i più feroci innocentisti della strage di Erba sono parte di un programma di intrattenimento televisivo e non di una testata giornalistica. E infatti lo show, che ha tenuto in piediper diciott’anni e quattro mesi un caso che doveva essere chiuso diciott’anni e tre mesi or sono, è degno di una sceneggiatura fiction piuttosto che di una cronaca serie e documentata.Sceneggiatura sulla quale c’è chi si è costruito una carriera giornalistica. E si potrebbe anche commentare che, tutto sommato, se si crede a una causa è giusto, anzi nobile portarla avanti. Non fosse che quel portare avanti la causa si è tradotto in un calpestare regole, sentimenti e anche verità.Un compositore austriaco del secolo scorso diceva che “nelle opere teatrali che amiamo di più, la fine del dramma avviene generalmente dietro le quinte”. Lo stesso può dirsi del teatrino messo in piedi sulla strage di Erba. Dietro le quinte di spettacoli realizzati con agguati, telecamere nascoste,accuse, suggestioni, clamorose rivelazioni e vere e proprie illazioni, il dramma ha travolto gli inconsapevoli attori protagonisti. Il venticello, che ha reso celebre il Barbiere di Siviglia, in questa storia ha investito come una bufera la famiglia Castagna, e in particolare Pietro, per anni dolosamente e vergognosamente additato come possibile autore della strage della sua famiglia.Ha stravolto la vita dei fratelli Frigerio, costretti a vedere il buon nome del padre, un uomo che mai avrebbe accusato un innocente senza una certezza granitica, calpestato da ogni genere di illazione. Ha trasformato un servitore dello Stato, come il luogotenente Gallorini, nel bersaglio perfetto degli odiatori social. E, ultimo ma non ultimo, ha provato a sgretolare uno dei pilastri della nostra democrazia: la giustizia.Martedì scorso la Corte di Cassazione, in un inedito quinto grado di giudizio, ha confermato chenon c’è giallo. Non c’è mistero. Non c’è prova ignorata. Non c’è errore. Non c’è malafede. Ben 34giudici, in anni e momenti e livelli differenti, hanno tutti quanti concordato che Rosa Bazzi e OlindoRomano sono gli autori della strage. Punto. In un mondo perfetto, tanto basterebbe per accettare la decisione di chi la giustizia l’amministra per professione e tornare a parlare del fuorigioco non fischiato all’Inter. Ma nell’era del bar-Cassazione, dei vaccini killer, delle scie chimiche, nell’era del“certo, e tu ci credi?”, dell’Ucraina tramutata da aggredita in aggressore, insomma in quest’era di terrapiattisti, una sentenza non è più il democratico e rassicurante esito di un iter di garanzie, ma la dimostrazione del complotto stesso.La giustizia da gin tonic è come una slot machine truccata: non paga mai pegno. La revisione dellac ondanna a Rosa Bazzi e Olindo Romano viene accolta? “Avevamo ragione noi, sono innocenti”.La revisione viene respinta? “Avevamo ragione noi, in Italia è impossibile avere giustizia”. Anche questo fa parte dello show. E se, presi per sfinimento, gli innocentisti duri e puri dovessero decidere che dopo 18 anni su Erba è ora di spegnere i riflettori (sarebbe anche ora), farebbero di certo come i due guardiani di notte dell’ultima memorabile scena del Truman Show, i quali di fronte allo schermo annerito commentano: “Che danno adesso? Dov’è la guida tv?”. Tranquilli, il sipariodell’intrattenimento camuffato da giornalismo avrà sempre uno spettacolo adatto ai complottismi. E ora: Garlasco o Yara?
© RIPRODUZIONE RISERVATA