Arriva il decreto legge per il lavoro che serve a rilanciare l’occupazione, soprattutto quella giovanile, ma il Lecchese l’ha già bocciato in toto: «È troppo poco e non cura la malattia», dicono sindacati e imprenditori all’unisono.
Il Consiglio dei ministri del governo Letta ha varato un pacchetto da 1,5 miliardi di euro composto da dieci articoli che comprendono un incentivo economico di 650 euro mensili per chi assume a tempo indeterminato un giovane con meno di 29 anni (per un totale di 800 milioni di euro).
Altri 2 milioni per la formazione dei disoccupati over 50, inoltre saranno estese ai co.co.pro e alle altre categorie dei lavoratori le norme contro le dimissioni in bianco e ritorneranno a 10 e 20 giorni gli intervalli di tempo possibili tra un contratto a termine e l’altro.
Il commento più piccato è quello del presidente di Confindustria, Giovanni Maggi: «E provare invece a parlare di tagli ai costi della politica, della Pubblica amministrazione e della burocrazia? Solo quando il governo farà un serio taglio strutturale sarà possibile liberare risorse per rilanciare l’economia. Questi sono spiccioli, risorse che vengono allocate e poi spostate, siamo lontani dai provvedimenti utili. L’emergenza giovanile è gravissima ma questo intervento non aiuta a far ripartire l’economia».
Scettico anche il presidente di Confartigianato, Daniele Riva: «Buona l’intenzione, ma mi preoccupa di più il mantenimento dei posti di lavoro che già ci sono. Quello del governo è uno spot privo di ordine e coerenza, perché se il lavoro non c’è come si fanno a creare nuovi posti di lavoro? E poi mi sembra più semplice garantire a ogni giovane un salario d’ingresso di 500 euro netti a carico dell’azienda, assicurandogli una possibilità di crescita professionale, anziché procedere con una manovra così complicata».
Incentivi con troppi se
Anche perché leggendo bene il decreto si scopre che l’incentivo è rivolto solo ai giovani privi di impiego da almeno sei mesi, privi di un diploma di scuola superiore e che vivano soli con una o più persone a carico.
«La priorità degli imprenditori oggi è mantenere i posti di lavoro che hanno e trovare il modo per far entrare nuovi ordini alleggerendo quindi il pesante ricorso alla cassa integrazione – commenta Oriano Lanfranconi presidente dei giovani di Api – sinceramente rifiuterei di assumere un giovane a costo zero in questo momento, perché preferisco tutelare le mie maestranze che stanno lavorando al 50%. La priorità deve essere quella di risollevare i volumi di crescita tagliando il cuneo fiscale e alleggerendo la fiscalità alle imprese. Questo decreto legge non risolve alcun problema, non risponde alle priorità che abbiamo posto».
L’unico commento favorevole è quello di Alberto Riva di Confcommercio: «In prima battuta mi sembra che questa manovra va nella giusta direzione soprattutto per la flessibilità d’entrata che con la riforma Fornero era stata molto irrigidita. Si poteva fare di più, non si può avere tutto subito».
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