Editoriali
Mercoledì 21 Novembre 2018
Sistema sanitario, sindaci in audizione
«Torniamo ai nostri confini provinciali»
Riunione con i tecnici del Politecnico incaricati di redigere un piano per l’assistenza. A Milano, intanto, l’aula ha approvato lo scorporo dei Comuni comaschi dalla Valtellina
Sanità a porte chiuse ieri a palazzo Muzio dove i sindaci di Valtellina e Valchiavenna sono stati ascoltati dai tecnici del Politecnico di Milano incaricati dalla Regione di redigere un progetto innovativo per il sistema assistenziale di montagna.
Nessuna possibilità di assistere ad una discussione che interessa da vicino tutti gli abitanti di Valtellina e Valchiavenna. «Una scelta del Politecnico »dicono dall’Ats della montagna che ha organizzato l’incontro.
Chiamati a fornire elementi e contributi di conoscenza in merito ai bisogni dei cittadini, gli amministratori locali, intanto, sono unanimemente fermi su una richiesta: tornare ai confini provinciali per la gestione ottimale della sanità di montagna.
La questione del ripristino dell’ambito territoriale provinciale senza Medio e Alto Lario e senza Valcamonica era uno dei punti qualificanti del documento che l’assemblea dei sindaci aveva prodotto e inviato a Milano all’assessore al Welfare Giulio Gallera e a quello alla Montagna Massimo Sertori, oltre che ai direttori generali.
«Non siamo così ingenui da pensare che basti tornare al nostro ambito territoriale provinciale perché tutto funzioni - dice il presidente dell’assemblea dei sindaci Massimiliano Franchetti -. L’attrattività che esercita l’ospedale di Gravedona, ad esempio, continuerà ad esserci anche se quel Comune dovesse essere escluso dalla nostra riorganizzazione. Per far fronte a quel tipo di concorrenza è necessario rinforzare l’offerta pubblica. Per questo è importante essere parte attiva dello studio del Politecnico, per fornire tutte le informazioni specifiche relative al territorio. Un territorio di montagna che non può essere trattato come la pianura».
Insieme alla questione dei confini provinciali c’è quella dell’organizzazione del servizio di emergenza urgenza. Gli ultimi casi di Chiavenna e Morbegno hanno riportato all’attenzione criticità già sottolineate.
«Se in provincia di Sondrio si riuscissero ad istituire tre auto mediche dislocate su alta, media e bassa valle e su tutti i mezzi di soccorso di base ci fosse la presenza di personale infermieristico - dice Maurizio Pasina, attivista del Movimento 5 stelle nonché consigliere di maggioranza a Morbegno - il servizio di emergenza risulterebbe migliore. Ricordo che in zona montana non sempre il servizio di elisoccorso dà i risultati sperati».
E mentre ieri a Sondrio si discuteva delle possibili innovazioni e migliorie da introdurre nel sistema sanitario per renderlo più efficiente ed efficace in un territorio montano come quello di Valtellina e Valchiavenna, a Milano il consiglio regionale approvava la modifica alla legge di riforma del sistema sociosanitario con l’accoglimento della richiesta dei sindaci del medio lago di Como, del Porlezzese e della Val d’Intelvi di riportare i Comuni della ex Ussl 18 negli ambiti della Asst Lariana e dell’Ats dell’Insubria.
Una decisione già deliberata in giunta, ma della quale il responsabile del distretto della Valtellina Franco Spada non è stato neppure ufficialmente informato: «Mi chiedo che senso abbia istituire gli organismi territoriali se poi non vengono informati neanche delle decisioni» dice Spada che per questo ipotizza persino di dimettersi dal ruolo.
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