Lecco conta 47.000 abitanti e spiccioli: qualche lustro fa ne annoverava circa 10.000 in più, quasi tutti autoctoni e con una immigrazione di marca in prevalenza sudista.
Se oggi non ci fossero gli oltre cinquemila immigrati, figli del mondo, il capoluogo sarebbe tornato ad essere il borgo manzoniano con tante scuole, asili e servizi chiusi per mancanza di bambini.
Il fattore non riguarda solo le realtà più popolose del territorio, anzi a soffrire maggiormente sono i piccoli comuni.
Ho raccolto in questi giorni le acute e amare osservazioni dell’amico sindaco di Varenna Mauro Manzoni.
È noto come la bella perla lacustre abbia da tempo ormai conquistato un rango internazionale, con un via vai di migliaia di turisti e di una sempre più esigua fetta di abitanti stabili così da suggerire al poeta Franco Arminio l’espressione di “comunità provvisoria”.
Un quadro inedito che va dissolvendo le impronte originali, generando una fragilità che impedisce al paese di aprirsi al globo come vorrebbe e dovrebbe a causa della sua conformazione urbanistica e ridotta ricettività.
Apro le virgolette per dar voce al primo cittadino: “Più che un sindaco mi sento ormai il direttore di un villaggio turistico: si passa l’inverno a programmare la stagione turistica (che dura ormai dieci mesi), cercando di rendere Varenna accogliente, ordinata e pulita, ma, nel frattempo, la comunità piano piano si estingue. Lo sviluppo della collettività potrebbe rimettersi in moto solo quando saranno nuovamente disponibili abitazioni in affitto a canoni sostenibili per le giovani coppie”.
Aggiungiamo noi che lo Stato non ha ancora eleborato un complesso normativo peculiare per i comuni ad alta intensità turistica: possibile che Varenna debba essere considerata come un qualsiasi centro italiano sotto i mille abitanti?
Analoghe riflessioni e preoccupazioni vengono manifestate da sindaci e presidenti delle comunità montane.
Si corre il rischio che mentre ci accaloriamo sulle opere pubbliche, viabilità in primis, si perda di vista lo scenario futuro sempre più segnato dalle case di riposo e magro di asili e scuole.
Mentre i funerali non perdono un colpo i preti mi confessano di aver quasi scordato il rito del battesimo.
È il caso di non inoltrarsi nel terreno delle soluzioni spicciole e delle terapie d’urto mentre urge rivedere l’agenda politica e la scala delle priorità.
Detestiamo i luoghi comuni e le parole chiave di politici e amministratori ad ogni livello, ma non possiamo evitare di alzare il tiro e di invocare una “visione” della società in proiezione futura, altrimenti il sindaco di Varenna avrà ragione e il suo cassetto di illusioni andrà perduto: oggi capo di un villaggio turistico, domani alla guida di una comunità geriatrica che lo nominerà presidente di una Residenza Sanitaria Assistenziale, eternamente sold out.
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