Sangiuliano
protetto
da altri
tre “Santi”

La vicenda che vede protagonista il ministro Sangiuliano, dopo la recentissima intervista rilasciata al Tg1, ha assunto connotati grotteschi e al tempo stesso drammatici. L’ho vista in diretta, a cena in compagnia delle mie figlie che appartengono alla generazione dei social e dei reality show. Incollate allo schermo, alla sola visione di un ministro al centro di una bufera da gossip agostano che si fa intervistare in diretta al Tg1, si sono messe a ridere. Man mano che l’intervista scorreva il divertimento si è però trasformato in stupore, incredulità, sconcerto, indignazione, sconforto, feroce critica, auspicio di dimissi oni immediate. Non parlo di spettatori avvezzi alla politica da decenni che ne hanno intravisto qua e là anche una parte sana, ma di giovani della generazione Z che respirano trash dal mattino alla sera. Ma che evidentemente lo sanno ben riconoscere.

Sta di fatto che quell’intervista, tristemente surreale, ha però un indubbio merito: è lo specchio nudo e crudo della statura di parecchi protagonisti della politica e di alcuni frequentatori dei palazzi di potere. In essa c’è tutto lo squallore dei retroscena che si possono immaginare e che, quando te li sbattono in faccia, sono anche peggio. La belloccia di media cultura che irretisce il ministro e ne diventa l’amante, ottenendo visibilità e incarichi, le visite di Stato come alibi per le scappatelle, l’accesso ai palazzi del potere da riprendere come in un reality show, la diatriba sulla natura riservata o meno di documenti imprudentemente divulgati a chi non di dovere, l’inopportuno contratto di consulenza che forse c’è e forse no, il supposto uso improprio di fondi pubblici, il ministro che tardivamente apre gli occhi e tronca la relazione tentando di metterci una pezza, le dimissioni ipotizzate e scongiurate, la caciara partitica, la strumentalizzazione, la belloccia che quasi quasi diventa eroina degli avversari politici del ministro perché ne ha svelato la inadeguatezza al ruolo, etc. etc. etc..

Fino a qui tutto ciarpame prevedibile. Stavolta, però, la realtà ha superato l’immaginazione perché giammai si sarebbe potuto pensare che il ministro in questione fosse circondato da almeno tre Santi dei quali l’intervista ha rivelato l’esistenza senza se e senza ma. Il primo è il direttore del TG1. Un giornalista che mette a disposizione di unministro al centro di una bufera – per una vicenda che era meglio finisse in sordina - venti minuti di servizio pubblico per tentare di scagionarsi e autoassolversi, deve aver avuto una visione mistica, una folgorazione, che lo ha indotto a credere seriamente di doversi attivare per salvare non solo il ministro, ma l’intero governo. E solo un Santo poteva agire in questi termini prendendosi tutti i rischi degli effetti collaterali. Diversamente, se non fosse un Santo sarebbe un ingenuo o peggio.

Il secondo Santo, anzi Santa, è la moglie del ministro che, conoscendo bene tutta la vicenda, l’ha ingoiata in silenzio e si è accontentata di essere riuscita a liberarlo (e liberarsi) dalla rampante belloccia di turno divenuta amante ma poi mollata appena in tempo per scongiurare il sodalizio anche professionale. In disparte il tradimento, una moglie che non reagisce dopo essersi sentita dire in diretta tv davanti a 3,5 milioni di Italiani che lui, il marito ministro, aveva chiarito da subito alla amante che non avrebbe mai lasciato la moglie, perché la amava troppo, non può che essere Santa. L’alternativa, infatti, sarebbe molto poco edificante per una donna - a detta del marito – di grande spessore. La terza Santa - si sa, sono più le Sante donne che i Santi uomini - parrebbe essere “Giorgia” che dopo aver assistito ad uno spettacolo degno di Temptation Island con protagonista un Ministro del suo governo, sembrerebbe volerlo lasciare ancora al suo posto. Se così sarà, avremo certezza che la nostra presidente del Consiglio oltre ad essere un’abile stratega, efficiente, determinata, grande lavoratrice, ha anche una capacità di sopportazione di chi la circonda che la sta portando dritta alla santificazione.

Solo Santa pazienza potrebbe lasciare al suo posto un ministro che nella migliore delle ipotesi è apparso inadeguato, derubricando il tutto ad un fatto privato che non ne intaccherebbe il valore professionale. Fatto che, peraltro, privato non è più perché, nel momento in cui è finito al Tg1 per diretta voce dell’interessato, è indiscutibilmente divenuto pubblico. Se le ragioni di una siffatta scelta non risiedessero nell’umana dote di “Giorgia” della santa pazienza, ci sarebbe di che preoccuparsi seriamente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA