Editoriali / Sondrio e cintura
Giovedì 10 Maggio 2018
Rinascita Fracaiolo. La scommessa passa per la birra
Si chiama “Giardino Revertis” e aprirà sabato il locale dei giovani birrai Marco, Massimo e Stefano. Con loro altri due soci che si occuperanno della gestione
Non solo negozi sfitti e serrande abbassate. Nella Sondrio spazzata dalla crisi, alla ricerca di una nuova identità, c’è anche chi prova a mettersi in gioco e scommette su di sé e sulle proprie passioni, ma anche sulla città. Riveduto e corretto, risistemato dopo alcuni anni di chiusura, aprirà sabato a Fracaiolo, uno dei quartieri storici di Sondrio, negli spazi del vecchio giardino operajo, “Giardino Revertis”, il pub birreria voluto da Stefano De Paoli, Marco Melé e Massimo Giana, fondatori nel 2012 del birrificio Revertis (luppolo in dialetto), con sede a Caiolo.
Una preposizione semplice di mezzo, per i tre neanche quarantenni il passaggio da Caiolo a Fracaiolo sembrava inevitabile (quel che si dice, il destino nel nome): il birrificio che funziona, i prodotti conosciuti ed apprezzati oltre i confini provinciali, la volontà di trovare un luogo “proprio” per le bionde, le rosse e le scure e dall’altra la struttura della Società operaja così tristemente chiusa, alla ricerca di un rilancio.
Se non amore a prima vista, quasi. Ci sono state consultazioni, trattative, mesi di lavoro - molto fai da te - e finalmente il sogno ha preso vita. Il birrificio Revertis aprirà il suo giardino insieme ad altri due giovani soci, Matteo Colombera di Sondrio e Luca Canton di Piantedo, che si occuperanno della gestione sul campo.
«Volevamo una vetrina dove proporre i nostri prodotti - conferma Stefano - e dove avere un rapporto diretto coi nostri clienti. Accorciando la filiera riusciamo ad avere feed back che altrimenti sono difficili da ottenere».
Una scommessa, non un azzardo, per cinque giovani che credono nel proprio lavoro, nella propria passione per il luppolo e anche nelle potenzialità del capoluogo. Di quell’angolo di Sondrio, in particolare. «Vogliamo proporre qualcosa di diverso - dice ancora Stefano -, creare un’alternativa ai soliti posti e qui sembrava perfetto. Noi ci crediamo».
L’apertura del locale all’ombra degli alberi, dove nel secolo scorso soprattutto d’estate si ritrovavano giovani e meno giovani, per la verità, a giocare a bocce e a bere un calice di vino o una gassosa (o entrambi, magari mischiati) approfittando della frescura del Mallero, potrà dare un nuovo slancio a tutta l’area, a quel vicolo di Fracaiolo così vivace in passato e dove la chiusura della trattoria prima e del ristorante bar dopo, ha pesato.
Il luogo è bello, tutto da scoprire. La contrada, sede di opifici già nel medioevo grazie alla presenza dell’acqua, mantiene ancora oggi alcune testimonianze di quella vocazione: la roggia del Malleretto, le chiuse del canale, i resti di alcune ruote con pale, piuttosto che i ruderi di un antico maglio e quelli di un mulino per il grano. E poi ci sono la caratteristica edicola dedicata al Santo Nome di Maria, il grande lavatoio pubblico appena risistemato e il curioso ninfeo, decorato a “rocaille”.
Un unicum attualmente separato. Ma la possibilità di rimettere direttamente in collegamento il giardino operajo con il vicolo del lavatoio, così com’era una volta, uno dei progetti messi su carta più di dieci anni fa e su carta rimasto, ora potrebbe essere rispolverata. Si tratterebbe di fatto di abbattere il muro attualmente esistente.
Un intervento capace di “aprire” e di far tornare, come in passato, il giardino ad essere un punto, culturale e ricreativo di riferimento non soltanto per gli abitanti della contrada, ma dell’intera città.
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