Provinciali tutti i vip scomparsi dai radar

Gli amari calici a questo mondo non finiscono mai. Mi tocca, mio malgrado, tornare a parlare di elezioni provinciali a meno di quindici giorni dal voto. Come ho avuto modo di chiarire a più riprese sia da queste colonne sia nei programmi di Unica Tv, il tema mi appassiona più o meno come le sorti del matrimonio dei Ferragnez. Ma tant’è, come accade spesso anche con i frutti più acerbi, qualche interessante goccia da spremere potrebbe pure esserci.

Anzitutto, faccio servizio pubblico e ricordo ai lettori di non agitarsi, né di rovesciare scatole e scatoloni alla ricerca della tessera elettorale scomparsa, né di disdire il weekend fuori porta. Non votano i cittadini, solo il migliaio di sindaci e consiglieri comunali degli oltre ottanta municipi della Provincia. Un po’ come se alle assemblee di condominio votasse solo l’amministratore. Ci sono tre liste in corsa, con dodici candidati ciascuna: centrodestra, centrosinistra e civici.

Vorrei concentrarmi sulle seconde. Anzitutto il nome scelto dai progressisti, “La Provincia, territorio bene comune”, mi pare già piuttosto arzigogolato e in effetti corre il rischio di rappresentare una comunità politica altrettanto frammentaria nel Lecchese.

Sorvolo poi sulla retorica dei termini scelti, ben poco accattivante e programmatica. E poi, noto nel simbolo l’intera sagoma del Lario, Como compreso. Forse Pd e compagni hanno in animo una Reconquista lariana, o forse c’è solo della nostalgia per la Provincia unitaria dei tempi che furono. Ma il punto è un altro. Scorrendo i nomi dei candidati di centrosinistra, non ho potuto fare a meno di chiedermi dove fossero finiti i vari colonnelli. Spariti, scomparsi. A quanto mi dicono, gran parte dei volti chiave del centrosinistra lecchese si è resa indisponibile, tanto che alle mie orecchie sono giunte voci che parlavano pure di una vera e propria fatica nel completare la lista.

E così compaiono, tanto per citare qualcuno, i nomi di Giacomo Gilardi, volenteroso plurisconfitto a Bosisio Parini, del sindaco pasdaran Paolo Lanfranchi, del non indimenticabile delegato provinciale all’edilizia scolastica Felice Rocca e dell’eterna giovane promessa Roberto Nigriello. Non esattamente l’undici titolare dell’Olanda di Cruyff.

Quanto al terzo incomodo, i “Civici per la provincia”, sono capeggiati dal consigliere provinciale uscente Giovanni Ghislandi e devo dire che mettono a referto una strategia piuttosto interessante. Come allo scorso giro di giostra, i moderati dell’hinterland lecchese sono riusciti a sottrarre Appello per Lecco e i renziani dal campo del centrosinistra. E sono voti che pesano, perché incastonati nella santabarbara elettorale del capoluogo.

Addirittura hanno candidato l’ondivago Andrea Frigerio, che era del Pd ma poi di Italia Viva, che supporta Gattinoni ma forse non del tutto, che sta in maggioranza a Lecco ma con i civici in Provincia. C’è da farsi venire un bel mal di mare.

In conclusione, la mia sensazione non cambia: si va alle elezioni provinciali con le tre liste al gran completo, ma con personale politico di seconda o terza fila, giusto per far arrivare al capolinea (e senza rischi di commissariamento) l’esperienza della presidente Hofmann.

A conferma che, in fin dei conti, la politica locale è la prima a fregarsene dell’appuntamento elettorale. E, per una volta, non so proprio darle torto.

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