Politici giovani, ultima occasione

Mi occupo di politica per mestiere e passione da mezzo secolo e confesso che gli ardori del principio sono andati via via spegnendosi, in linea con un degrado e un disinteresse che anche il più sprovveduto degli analisti non può non cogliere nella diserzione dei seggi, e ridurre alla inconfutabile diagnosi che viviamo ormai in una democrazia malata.

Meglio forse fare il carrozziere, specie quando si imbatte in automobilisti della mia specie che, prima di appendere il volante al chiodo, hanno garantito un reddito paragonabile a uno stipendio fisso.

Eppure se limito lo sguardo al perimetro provinciale intravedo un baluginio nel grigiore indistinto e nella piatta nebbia e l’illusione che non tutto sia perduto. Mi riferisco alla circostanza forse occasionale della giovane età dei segretari dei partiti tradizionali. Da destra a sinistra, passando per il centro, cito Alessandro Negri di Fratelli d’Italia, neotrombato come sindaco a Oggiono, ma determinato a riscattarsi. Daniele Butti in Lega è il più prossimo alla scadenza anagrafica, mentre Forza Italia è retta da Roberto Gagliardi, il più traballante della ciurma. Eleonora Lavelli, di Azione è coerente fino alla cocciutaggine pur nella batosta, mentre il “cugino” renziano Marco Belladitta deve certamente essere appassionato di puzzle per tenere insieme pezzi di Fattore Lecco, personaggi destrorsi, ex comunisti ed ex democristiani. Manuel Tropenscovino, del Pd, ed Emanuele Manzoni, Sinistra, condividono una lucidità di sguardo talvolta offuscata da una rombante sicumera.

Tutti loro saranno chiamati presto a banchi di prova dove l’abilità dovrà far rima con la capacità di mediazione: l’elezione del Consiglio provinciale e, a seguire, il rinnovo di enti quali parchi, comunità montane, società pubbliche.

Finora la loro carriera non è stata propriamente sfavillante, anche perché il loro repertorio è ancora acerbo soprattutto se misurato sui risultati elettorali. Tocca però a ciascuno di loro, dopo aver affiancato Mauro Piazza, Antonio Rusconi o Gianmario Fragomeli, e imitato i loro modelli di intervento. Ma a questi “virgulti” non più vergini del “bordello” politico vorrei lanciare un appello (detesto i messaggi per i quali lascio l’incombenza ai piccioni viaggiatori) diretto a rimettere al centro del villaggio la lecchesità, prima di ogni altra bandiera. Davanti alle emergenze del territorio, a partire dalle infrastrutture, dal binomio formazione-lavoro, c’è solo l’imbarazzo della scelta delle priorità.

Aggiungo un ulteriore invito a queste giovani promesse, prima che si fondano e confondano con le sedie da segretario conquistate sul campo: promuovete occasioni di formazione civica e politica lasciando per un attimo da parte le casacche della casa madre. La bassa affluenza nell’inedito weekend elettorale, le monoliste in numerosi paesi, le disaffezioni verso le questioni incistate del nostro territorio meritano un supplemento di impegno per avvicinare i cittadini alla cosa pubblica. Se non provvedete voi, dal basso o dall’alto del vostro entusiasmo, sappiate che i vostri partiti nazionali, nessuno escluso, dopo il doveroso requiem delle prime ore, si sono già dimenticati di essere rappresentanti del popolo dimezzato e che la protesi delle poltrone non concorrerà ad elevarli.

Verrà il giorno, e sarà così vicino che potrebbe riservare anche a me un posto in prima fila come osservatore, nel quale non ci interrogheremo più sulle ragioni della non partecipazione al voto, ma ci chiederemo perché il 50% degli italiani vada ancora a votare.

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