Editoriali / Valchiavenna
Giovedì 20 Giugno 2019
Passo Spluga chiuso, turismo flop
Apertura del valico rimandata forse al 7 luglio per completare i lavori di manutenzione dopo la frana
Una mazzata per la valle in un momento in cui i visitatori non mancano, compresi quelli del “mordi e fuggi”
Tegola pesantissima sulla Valchiavenna. Il passo Spluga non riaprirà come si sperava oggi pomeriggio, giorno in cui erano previste nuove comunicazioni da parte delle autorità cantonali grigionesi.
Tutto posticipato, e non di poco. Si parla ora del 7 luglio. Data, peraltro, strana visto che si tratta di una domenica. La comunicazione è ufficiale, ma la data del 7 luglio non è nemmeno certa. Il bollettino sullo stato delle strade del Canton Grigioni usa ancora il verbo al condizionale per quanto riguarda la riapertura al termine dei lavori di manutenzione della strada che sale da Splugen, chiusa il 12 giugno in seguito a uno smottamento seguito al nubifragio abbattutosi su tutta la zona.
Per il turismo della valle è una vera e propria mazzata e lo sarà sempre di più con l’avanzare della stagione estiva. Madesimo e Campodolcino, ma il discorso vale anche per il fondovalle naturalmente, perdono tutto il turismo di transito, compreso quello che magari si fermava per una visita giornaliera.
La località di Montespluga è, di fatto, completamente tagliata fuori se non per il turismo mordi e fuggi prevalentemente locale. Gli effetti della chiusura del passo si sono già fatti sentire sulla valle.
Lo scorso weekend è stato decisamente moscio in termini di presenze. Una situazione che si è intrecciata con quella generale della viabilità, messa in ginocchio dal nubifragio anche se riaperta nel giro di pochi giorni.
I danni peggiori, come noto, li ha subiti il by-pass di Gallivaggio. Passaggio di emergenza nel caso in cui la frana caduta in quella zona dovesse tornare a farsi sentire costringendo a una chiusura di emergenza della statale 36 a San Giacomo Filippo. Un’alternativa spazzata via dalla piena del torrente Liro.
Una delle tre situazioni di emergenza evidenziate ieri dall’assessore regionale al territorio e alla Protezione civile Pietro Foroni: «Permangono critiche solo alcune situazioni: in Valsassina e Valvarrone, in provincia di Lecco, nel Comune di Premana, restano evacuate cinquanta persone e in quello di Primaluna sono terminate le operazioni dei volontari di Città Metropolitana; il bybass del Gallivaggio, ancora inutilizzabile ma strategico nel caso di riattivazione della frana, la bassa Val Camonica».
Questi i tre punti sensibili, a una settimana dal maltempo che ha flagellato la Lombardia provocando danni e distruzione in quattro province. Lo ha evidenziato la Sala operativa della Protezione civile della Regione Lombardia, la cui attività è coordinata dall’assessore Foroni.
È intanto iniziata la stagione dei temporali, la cui intensità soprattutto negli ultimi anni, è sempre più difficile da predire.
La Regione, attraverso la Sala operativa, è sempre focalizzata sugli avvisi di criticità, così come i Comuni che una volta allertati, sanno come intervenire non appena ricevono gli allarmi, disponendo di forze sia interne che esterne, come le colonne mobili provinciali.
«I nostri 24mila volontari di Protezione civile - ha garantito sempre l’assessore regionale nella nota diffusa nel pomeriggio di ieri - sono sufficienti a garantire simultaneità immediata in caso di eventi calamitosi di qualsiasi tipo».
Ieri scadevano i termini per la presentazione da parte dei Comuni delle schede riguardanti i danni. La cifra per il territorio lombardo fa spavento. Si parla di una stima di 40 milioni di euro: «I Comuni hanno fatto il loro dovere durante le fasi dell’emergenza, insieme al volontariato di Protezione civile liberando cantine, campi da calcio, strade e cimiteri. Ipotizziamo che il valore approssimativo dei danni non sia inferiore ai 40 milioni di euro».
Oggi sono in programma sopralluoghi ulteriori su tutte le aree: «La Regione - ha continuato l’assessore Foroni - sta procedendo con la relazione da inviare al dipartimento di Protezione civile e venerdì ci sarà un nuovo sopralluogo di verifica da parte dei tecnici nei luoghi interessati».
La relazione è indispensabile per arrivare a una definizione dello stato di calamità subito chiesto dallo stesso Pirellone al Governo. «Seguirà un piano di interventi più cospicui, che verrà attuato non appena avremo lo “stato di emergenza”, intervenendo sul pericolo residuo o laddove, ad esempio, siano stati scalzati degli argini. Per realizzare le opere più importanti servirà dunque più tempo, ma una volta approvato il piano, in pochi mesi anch’esse saranno ultimate».
Ovviamente da tutto il pacchetto è escluso il passo dello Spluga, visto che i problemi sono esclusivamente sul versante svizzero. Il passo da parte italiana è perfettamente raggiungibile, tanto che sono operativi i servizi di trasporto pubblico di linea fino a Montespluga.
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