
Si legge Milano Cortina, ma si scrive Valtellina. Perché il nome lega due regioni, due luoghi simbolo dell’Italia. Ma nel mezzo di queste prime Olimpiadi invernali diffuse della storia ci sono più località.
Così solo considerando le medaglie d’oro che verranno consegnate, Livigno ne metterà in palio 26, mentre Bormio otto, tra cui le gare attesissime dello sci alpino.
In tutto saranno 34 gli ori – a cui si aggiungeranno altrettanti argenti e bronzi – in provincia di Sondrio, che renderanno la Valtellina effettivamente la prima venue (o località) dell’edizione che andrà in scena fra un anno. Milano, per fare un confronto, consegnerà trenta medaglie d’oro, ma a onor del vero avrà più gare, anche solo per l’hockey con tutti i turni a eliminazione prima delle finali. Cortina d’Ampezzo premierà “solamente” venti campioni.
Insomma, i Giochi 2026 saranno in realtà a forte trazione sondriese, nonostante manchi il nome di Bormio, Livigno o della Valtellina in generale.
Sul territorio il clima olimpico si sente. Sono molteplici le iniziative già organizzate, programmate o anche solo ideate per questo ultimo anno che lancerà la manifestazione internazionale.
Amministrazioni locali, associazioni di categoria e realtà imprenditoriali stanno lavorando alacremente per far sì che l’eredità (o legacy) dei Giochi possa arricchire davvero il territorio.
Ma a livello globale la Valtellina è, senza usare mezzi termini, snobbata.
Una spia si è accesa giovedì mattina, alla cerimonia “One year to go”, al teatro Strehler Milano, con la passerella del Cio, del Coni, dei sindaci del capoluogo lombardo e di Cortina, i presidenti delle regioni e pure delle province autonome di Trento e Bolzano.
In sala non mancavano i valtellinesi, a partire da Silvia Cavazzi e Remo Galli, rispettivamente sindaci di Bormio e Livigno.
Ma senza salire sul palco, senza calcare quel tappeto rosso di notorietà che spetterebbe loro per l’importanza per nulla secondaria all’interno della manifestazione “più importante di sempre per la Lombardia” come l’ha definita il governatore Attilio Fontana.
Unica eccezione è Deborah Compagnoni, una che non ha bisogno di presentazioni, men che meno nelle valli dove è nata e cresciuta, ma che oggi è portata in palmo di mano anche dal Veneto, sua regione di residenza.
Probabilmente oggi la Valtellina c’è, è famosa, ma non come Cortina, le Dolomiti o altri territori rinomati che hanno fatto la storia del turismo e dello sport italiano.
Si sta parlando tanto di legacy dei Giochi con le nuove infrastrutture e i cantieri in corso. Ma, forse, la più importante potrebbe essere la fama a livello globale.
Come ha detto in confidenza un amministratore, qualche giorno fa: “Cortina è diventata Cortina dopo le Olimpiadi del 1956. Così questi Giochi potrebbero essere la nostra rampa di lancio”.
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