Editoriali / Sondrio e cintura
Giovedì 27 Dicembre 2018
Morto ai Barchi: rifugio al setaccio
II Ris di Parma nel locale in cui Mattia Mingarelli ha trascorso il pomeriggio il giorno della disgrazia. Sempre più probabile l’ipotesi dell’incidente, ma gli inquirenti vanno a fondo sui contorni della vicenda
La tanto auspicata svolta nelle indagini non è arrivata. Neanche l’autopsia effettuata mercoledì ha potuto chiarire con precisione cosa sia successo lo scorso 7 dicembre, giorno della scomparsa di Mattia Mingarelli ai Barchi, frazione di Chiesa in Valmalenco.
Ecco perché per tutta la giornata di oggi i Carabinieri di Sondrio e quelli del Ris di Parma hanno setacciato il rifugio Barchi nel quale la vittima ha passato il pomeriggio del venerdì in cui è scomparso.
Bisognerà aspettare un paio di mesi per conoscere l’esito degli esami tossicologici e degli altri accertamenti necessari per risalire alla causa esatta del decesso. Il corpo del turista comasco non presentava segni evidenti di violenza, ma soltanto una ferita sulla testa del tutto compatibile con una caduta al suolo. Niente di più.
Gli inquirenti sembrano quindi orientati sull’ipotesi dell’incidente. Non al punto però da escludere altre piste. Ecco perché non è stata accolta la richiesta di dissequestro del ristoro presentata nei giorni scorsi dall'avvocato Maurizio Carraraper conto del titolare della struttura, l’ultimo ad aver visto in vita il villeggiante.
L’uomo peraltro non è indagato, ma resta a disposizione degli inquirenti come persona informata sui fatti. Il fascicolo aperto dalla Procura è a carico di ignoti. I dubbi però non mancano, e non potrebbe essere altrimenti, trattandosi della morte di una persona di appena trent’anni.
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