
Editoriali / Merate e Casatese
Giovedì 08 Agosto 2013
Merate, tre senza tetto
stanno di casa all’ospedale
Uno scenario delle nuove povertà. Uno dei tre vive al Mandic da molti mesi. Si tratta di un cinquantenne, che abitava in alcuni comuni del meratese e che, perso il lavoro e separatosi dalla moglie, è rimasto senza nulla

MERATE
Due, forse addirittura tre senzatetto, da mesi trascorrono la giornata e spesso anche la notte al Mandic.
È la nuova povertà che avanza. Per trovarsi faccia a faccia con chi ha perso tutto e non ha più un tetto sotto cui vivere, non serve andare in stazione Centrale a Milano. A Merate e dintorni sono sempre di più quelli che faticano a campare.
Lo dimostrano le code fuori dallo sportello Caritas, sempre più lunghe. Il numero crescente di chi si ritrova senza lavoro né possibilità di trovane un altro. I mendicanti di colore che si moltiplicano a ogni giorno di mercato, E, ancora di più, quello che sta avvenendo in ospedale. Dove c’è chi trascorre tutta la giornata per non restare in mezzo a una strada.
Uno dei tre senza tetto vive in ospedale da molti mesi. Di certo, dallo scorso inverno. Si tratta di un cinquantenne, che abitava in alcuni comuni del meratese e che, perso il lavoro e separatosi dalla moglie, è rimasto senza nulla.
Di giorno passa dalla hall alla sala d’aspetto alla day surgery. All’ora di pranzo, raggiunge a piedi il supermercato di via Bergamo, dove mette insieme un pranzo in qualche modo. Quindi ritorna in via Cerri. Alla sera, quando l’ospedale si svuota, prende coperta e cuscino, nascosti dietro l’ex reception, si stende e si mette a dormire.
Non è purtroppo l’unico caso. Spesso capita che un altro senza tetto trascorra lunghe notti nella sala d’aspetto del pronto soccorso del Mandic.
Arriva alterato dai fumi dell’alcol e si abbandona sulle seggiole, in mezzo ai pazienti in attesa di essere visitati. Fino ad oggi, a esclusione di una volta quando ha rotto un vetro, non ha mai dato fastidio a nessuno. E quindi nessuno si è mai occupato di lui.
I frequentatori della struttura avranno inoltre notato un terzo uomo. Spesso viene guardato con sospetto e segnalato. Si muove con circospezione da un punto all’altro dell’ospedale, dentro e fuori la struttura.
In realtà, è molto timido, parla solo con le persone che conosce e anche lui, non avendo mai infastidito nessuno, viene tollerato.
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