Grande attività governativa su due fronti: quello economico-finanziario e quello della giustizia. Partendo da quest’ultimo punto, è stato approvato in via definitiva il decreto legislativo che mette fine alla pubblicazione “dalla A alla Z” delle ordinanze di custodia cautelare (all’interno delle quali si trovano moltissimi contenuti sensibili, dalle intercettazioni ai verbali delle forze dell’ordine). Non è esattamente l’ampia stretta alla pubblicazione di tutte le intercettazioni ma è sicuramente un forte freno che viene applaudito dal centrodestra come la fine del marketing giudiziario, e considerato viceversa un «bavaglio» dall’opposizione. Così, mentre il centrista Costa fa un passo avanti e dice che ora si tratterà di metter mano anche alle sanzioni per chi violerà la norme, al contrario M5S e Pd parlano di legge che ostacola la libera informazione democratica e che tutela soprattutto i potenti di cui il centrodestra viene considerato il rappresentante politico. Sulla strada delle riforme giudiziarie che prevedono la separazione delle carriere e altre misure fortemente avversate dai magistrati e dall’opposizione, la maggioranza di governo segna così un punto nella sua più tradizionale impostazione programmatica.
Sotto il profilo economico, il governo e il Parlamento sono stati impegnati sia con il decreto Milleproroghe sia con le modifiche alla manovra. Sempre al netto della “coperta troppo corta” che porta il ministero del leghista Giorgetti a cercare risorse ovunque (la lettera alle partite Iva per invitarle in maniera stringente ad aderire al concordato preventivo è stata duramente criticata da Lega e Forza Italia), tuttavia alcune concessioni ulteriori sono state fatte. Il taglio dell’Irpef per i ceti medi ci sarà ma solo dopo il consolidamento dei conti pubblici: il partito di Tajani avrebbe voluto almeno un taglio simbolico dell’aliquota dal 35 al 34 per cento ma tutto è rinviato ad un nuovo decreto ad inizio dell’anno prossimo. La Lega ha invece ottenuto un piccolo aumento del tetto della flat tax per i lavoratori dipendenti che potranno usufruire della tassazione vantaggiosa del lavoro autonomo fino a 35.000 euro, cioè 5.000 euro in più di oggi. Un’altra misura che viene incontro alla Confindustria è l’Ires premiale: l’imposta sui redditi delle società sarà abbassata (viale dell’Astronomia chiede un taglio dal 24 al 19 per cento) per quelle aziende che reinvestono gli utili nella propria attività oppure assumono. Allo stesso modo gli straordinari degli infermieri e degli specializzandi dell’area sanitaria verranno tassati nella misura del 5%.
In sostanza, dicono a Fratelli d’Italia, «le tre coordinate della manovra restano quelle delle imprese, delle famiglie e della sanità». Gli interventi sono più limitati di quello che il centrodestra avrebbe voluto ma su questo Giorgetti e la stessa Meloni sono stati irremovibili: le nuove regole del Patto di Stabilità non consentono sgarri, e la tenuta dei conti pubblici entro i limiti stabiliti (e promessi) non può essere violata se non si vuol aprire un contenzioso con Bruxelles e provocare uno scivolone sui mercati per i nostri titoli. Un elemento che però farà parecchio discutere sarà la definitiva cancellazione dei provvedimenti e delle sanzioni a carico dei no-vax, cioè di chi durante la pandemia violò gli obblighi vaccinali.
L’insieme della manovra, del decreto fiscale e di quello Milleproroghe è considerato del tutto insufficiente da parte del Pd. Parlando agli operai di Siena della multinazionale turca Beko (299 posti a rischio su un totale di circa 2.000 in tutta Italia), la segretaria Elly Schlein ha accusato il governo di «mentire» ai cittadini sulla situazione economica del Paese e di essere incapace di assicurare a tutti il diritto ad un lavoro non precario e sottopagato.
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