Editoriali / Lecco città
Mercoledì 26 Marzo 2014
Lecco, senza rifugio notturno
«Ma certo non senza aiuti»
La Caritas interviene dopo gli allarmi lanciati da più parti. «Chi scopre ora il problema, dov’era prima?» Le situazioni sono complesse
Nessuno abbandonerà la trentina di ospiti del Rifugio notturno di Lecco. La Caritas, come sempre, li seguirà, per quanto possibile, nel loro percorso di vita e di reinserimento sociale e lavorativo.
Ma nessuno, tantomeno la Caritas, ha la bacchetta magica per risolvere situazioni che a volte sono “cronicizzate” da anni. Per chi si sarà dichiarato disponibile a farsi aiutare, ci sarà sempre l’interessamento delle Caritas decanali e zonali.
Ma le polemiche scatenate quest’anno dall’annuncio della chiusura del Rifugio, che avverrà il 31 marzo, proprio nell’anno in cui il rifugio è stato aperto per più tempo in assoluto (dal 18 novembre scorso ininterrottamente fino al 31 marzo), lasciano la Caritas a bocca aperta: «Tutti sapevano di questa chiusura – spiega Giovanna Fazzini, della Caritas decanale – Era stata annunciata alle istituzioni, agli ospiti, ai volontari, ancora prima di aprire. E nessuno abbandona nessuno. Ci sono degli aiuti, che sono stati dati anche nel periodo di accoglienza, e questi continueranno anche dopo». Servizi utilissimi come mensa, guardaroba e docce. Ma Giovanna Fazzini si chiede «Dov’erano prima queste persone che abbiamo ospitato? Chi le aiutava? Perché ci si pone il problema solo alla fine del percorso?».
Nello stile Caritas, Fazzini chiude subito la polemica e spiega: «Stiamo studiando dei percorsi di reinserimento lavorativo, per alcuni. Tutti da studiare caso per caso, situazione per situazione. Ci sono persone che vivono a Lecco, ma non sono di Lecco e altri servizi sociali dovrebbero farsene carico. C’è gente di Oggiono, Nibionno, Galbiate. Nessuno li sta abbandonando in mezzo alla strada».
Don Ettore Dubini, responsabile zonale della Caritas, è ancora più chiaro : «Apprezzo che la cittadinanza si stia muovendo con i privati, le associazioni come “Appello per Lecco” e via dicendo, ma vale la pena di far sapere che il rifugio non può che aprire e chiudere. Durante l’apertura abbiamo avuto diversi incontri per cercare di risolvere la situazione, ma la cronicizzazione di alcuni casi rende impossibile una soluzione facile dei problemi. Le situazioni umane che portano dietro i nostri ospiti sono molto complesse e non sarà il prolungare l’apertura del rifugio per due settimane a risolvere i problemi».
Secondo don Ettore il rifugio notturno rimane comunque un qualcosa di precario, di non estensibile a tutto l’anno, vista l’inidoneità della struttura a ospitare un alloggio continuativo».
Don Ettore Dubini non lo dice, ma è chiaro che un rifugio aperto tutto l’anno risolverebbe il problema di chi si ritroverà senza un tetto dal 31 marzo; ma non quello educativo-propositivo .
Senza un vero progetto-percorso di reinserimento, sarebbe una sconfitta per tutti. Una specie di ghetto dove stipare gli “invisibili” che non sarebbero veramente aiutati a recuperare la loro dignità di uomini e lavoratori.
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