Editoriali / Lecco città
Lunedì 12 Agosto 2013
Lecco, «Il monumento va in malora
Più rispetto per quel simbolo»
Il presidente dell’Anmil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), Giuseppe Barlassina, chiede più considerazione per il simbolo della cultura del lavoro posato dieci anni fa nella rotonda in largo Caleotto
LECCO
Giuseppe Barlassina presidente dell’Anmil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), chiede più considerazione per il monumento alla cultura e alla civiltà del lavoro.
Il monumento è stato scolpito nel marmo da Pablo Atchugarry e posato in largo Caleotto nel 2003. Per Barlassina è stato dimenticato: «Dopo il monumento mettemmo i sassi. Poi li cementarono perché il questore Selmin diceva che, essendo il monumento vicino allo stadio, potevano essere usati per gli scontri tra tifosi. Quando li cementarono dissi a tutti “Pensateci voi”. Il Comune adempì alle disposizioni del questore, ma ora non è più mantenuto come si dovrebbe e l’erba cresce tra le crepe del cemento. Ora ci vogliono i patentini per diserbare e non possiamo di certo farlo noi, con i volontari. Io ho dovuto passare la mano al Comune ma la cosa, evidentemente, non ha funzionato».
Un monumento di 77 tonnellate di marmo di Carrara che è costato più di 300milioni di vecchie lire, faticosamente raccolti da Barlassina tra gli associati e con l’aiuto di ditte quali Leuci, Icam, Fiocchi, Colombo Costruzioni, sindacati e tanti altri. «È un valore della città questo monumento. Un valore che è andato aumentando con il crescere della notorietà di Pablo Atchugarry. Eppure non è conservato come meriterebbe». Tra i sassi cresce l’erba. E tante simbologie sono scomparse: i sassi rappresentavano i lavoratori, attorniati dai “fiori della vita”: «Avevano la corolla rossa di pietra lavica a rappresentare il sangue dei lavoratori. Ora sono diventate verdi queste corolle. Molti sassi mancano».
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