Editoriali / Lecco città
Giovedì 03 Luglio 2014
Lecco, fatto un piano
ora se ne fa un altro
Le associazioni economiche sollevate per l’approvazione del Pgt. Ma adesso incalzano: «C’è da disegnare la città del futuro su tante questioni importanti rimaste irrisolte». Pronte a fare la propria parte
Alla fine il risultato è di «profilo medio-basso» e soprattutto senz’anima. Un piano di governo del territorio compilato «senza il coraggio di assumersi anche dei rischi».
Lo strumento urbanistico dovrebbe ridisegnare, pensandola in grande, la piccola città da fare crescere nei prossimi vent’anni non in quantità ma in qualità, da avviare con decisione sulla strada di diventare turistica. E invece quel Pgt sudatissimo corre il rischio di farla morire soffocata in culla , questa Lecco bellissima ancora tutta da valorizzare, per i troppi timori, le incertezze, i compromessi e sostanzialmente l’incapacità di andare oltre «il mero aspetto conservativo».
Messo così sembra un giudizio severo e senza appello quello di Giovanni Maggi, presidente di Confindustria Lecco, eppure insieme alle altre associazioni economiche del territorio che aspettavano l’approvazione del Piano come la manna, senza il quale addio rilancio, ci tiene a sottolineare una premessa importante: «Meno male che c’è».
Un enorme sospiro di sollievo per questo parto difficile alla fine riuscito, pena una paralisi dalle conseguenze devastanti.
E’ questa la base su cui costruire tutto, anche se il Piano non soddisfa, perché le associazioni datoriali ora si aspettano di essere chiamate a dire la loro nel costruire tutto quello che è rimasto fuori dal Piano.
«Il porto per esempio -. indica Maggi - Sono stato colpito da Ginevra, una città industriale e finanziaria con un aspetto turistico pienamente sviluppato in maniera armonica e funzionale». O ancora le cosiddette aree di trasformazione urbanistica, tutte da definire, che il direttore dell’Api Mauro Gattinoni, cita come tessuti da pensare e ripensare insieme: «Il Bione, l’area Icam a Pescarenico, la Lucchini in centro, la Leuci: cosa vogliamo farci lì dentro e quali regole per facilitare l’intervento privato senza il quale sarà difficile conseguire qualsiasi obiettivo? Noi siamo aperti al dialogo e fiduciosi di riuscire collegialmente a costruire il profilo della città futura».
Una fiducia che accorda anche il presidente di Confartigianato Lecco, Daniele Riva: «Criticabile il modus operandi: a cose fatte ci è stato chiesto che cosa ne pensassimo. Tante cose non ci vanno bene, a cominciare, al di là dei contenuti, dalla complessità del documento che si presenta di faticosa lettura, prestando il fianco così a contenziosi interpretativi. Come sempre quando non c’è chiarezza. Ma l’augurio è che adesso si possa intervenire».
Un’osservazione accolta (quella che prevede approdi alla Malpensata e nel golfo di Lecco) e due no (via libera, nonostante le rimostranze, a due medie strutture commerciali): Confcommercio si dichiara abbastanza soddisfatta per il turismo, molto meno per l’approccio al commercio. « Ma - puntualizza il direttore Alberto Riva - : il piano era una necessità. adesso ripartiamo da lì».
Il presidente dell’Ance, Sergio Piazza: «Temi come il recupero e la riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e privato, delle flessibilità e snellimento delle procedure, così come il disegno strategico del futuro di alcune aree, hanno bisogno di scelte coraggiose e di strumenti concreti di incentivazione che, ci auguriamo, possano essere al centro del tavolo che abbiamo proposto all’amministrazione comunale e che siamo disponibili fin da subito a sostenere».
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