Editoriali / Lecco città
Mercoledì 02 Ottobre 2013
Lecco, i conti pesanti della Cgil
Dal 2008 persi seimila posti
La grande crisi: i sindacati non hanno mai avuto così tanto lavoro come in questi anni . Il segretario Pirelli all’attacco di alcune categorie: «Servono imprenditori competenti»
La Cgil di Lecco ha tirato le somme delle crisi aziendali del territorio, non solo snocciolando i numeri della depressione, ma arrivando anche a puntare il dito contro associazioni di categoria immobili e imprenditori incapaci che non sono in grado di comprendere il potenziale della manifattura italiana.
Il tasso di disoccupazione dal 2008 a oggi è passato dal 2,6% a oltre il 7% (era il 6,9% a dicembre 2012) e in questo lasso di tempo sono stati bruciati 6 mila posti di lavoro, di cui 5 mila nell’industria, mille nell’edilizia e solo in parte questi posto sono stati compensati da una crescita del terziario che «cresce ancora troppo poco rispetto al resto della Lombardia – dice Wolfango Pirelli, segretario della Cgil – e questo è negativo perché non siamo in grado di fornire una struttura di servizi alle imprese locali, che quindi si spostano altrove».
I sindacati non hanno mai avuto così tanto lavoro come in questi ultimi anni, complessivamente nel 2012 hanno dovuto affrontare 2167 accordi, vale a dire sei pratiche al giorno, di cui 844 accordi difensivi collettivi di cassa integrazione, contratto di solidarietà o mobilità. In più l’ufficio vertenze si è trovato a gestire in un solo anno 587 vertenze, più 243 fallimenti, 49 pratiche di amministrazione straordinaria e 12 concordati preventivi, più 473 richieste di recupero del tfr all’Inps.
Dietro a ciascuna di queste pratiche ci sta un lavoratore e una famiglia che si è trovato da una situazione di difficoltà economica: «Abbiamo stimato che i lavoratori ce hanno usato un ammortizzatore sociale in questi anni di crisi sono oltre 10 mila», vale a dire uno su quattro dal momento che la popolazione attiva del territorio si è ridotta oggi a meno di 40 mila unità (erano 45 mila prima della crisi).
Per uscire da questa crisi servono proposte, ma soprattutto un cambio di passo e Pirelli parte all’attacco di alcune categorie: «Serve la riduzione del cuneo fiscale e i politici devono darsi una mossa – dice Pirelli – ma servono anche imprenditori competenti, perché in alcune situazioni, come la vertenza Riva Acciaio, Lucchini, Bessel Candy, Riello ci siamo ritrovati di fronte imprenditori incapaci di pensare un piano industriale serio . Queste sono imprese che operano in settori strategici e andrebbero preservate, anche con intervento pubblici». Colpa, secondo lui, anche delle associazioni di categoria: «Troppo spesso svolgono un ruolo notarile».
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