Editoriali / Circondario
Venerdì 21 Giugno 2013
L’eccellenza Fontana in tv
«Cresciuti grazie all’estero»
Il gruppo Fontana Pietro di Calolziocorte specializzato in stampi e scocche per l’automotive conquista la ribalta mediatica nazionale come esempio virtuoso di reazione alla crisi e agli ostacoli del fare impresa in Italia.
A dar risposta a Diego Della Valle che giovedì sera nel programma “2Next” su Raidue invitava a riflettere su quanto oggi il made in Italy sia sempre competitivo è stata la testimonianza di Walter Fontana che con la figlia Valentina ha raccontato la via intrapresa da tempo con l’insediamento di due nuovi stabilimenti all’estero, grazie ai quali sono stati salvaguardati business e occupazione a Calolziocorte.
Con quattro stabilimenti, due in Italia e altri due in Turchia e Romania, Fontana Group oggi dà lavoro a 700 persone, di cui circa 300 a Calolziocorte. «La nostra attività nella globalizzazione – ha spiegato Walter Fontana – è iniziata nel 2003 con lo stabilimento a Istanbul ed è arrivata, nel 2011, alla costruzione del sito produttivo vicino a Bucarest, in Romania”.
L’imprenditore ha spiegato come, dalla richiesta di autorizzazione all’avvio della produzione, entrambe le esperienze estere siano state lineari, con le autorizzazioni concesse in circa un mese e la costruzione degli stabilimenti in non oltre 7 mesi, con relative agevolazioni sugli investimenti strumentali: «In Italia – ha spiegato – abbiamo cercato di realizzare uno stabilimento vicino alla sede di Calolziocorte, per razionalizzare logistica e crescita aziendale e oggi, dopo 13 anni di trafila, siamo ancora qui a coltivare ortiche».
Niente di fatto per il nuovo sito italiano, dunque, mentre gli oneri fiscali non danno tregua: «Nel 2012 – ha detto Valentina Fontana – abbiamo pagato oltre 400mila euro di Irap sui 300 dipendenti di Calolziocorte, se tutti i 700 dipendenti fossero in Italia ci troveremmo con un aggravio di circa mezzo milione di euro l’anno». La scelta di andare all’estero ha certo avuto a che fare col costo del lavoro: «Dieci anni fa in Turchia, giusto per citare l’esempio pratico di un Paese che conosciamo bene – ha detto Fontana – il costo del lavoro per un dipendente era intorno ai 6-7.000 euro l’anno. Qui da noi solo la piattaforma di aumenti salariali e il costo dell’Irap superavano il costo di un anno di un dipendente in Turchia. Noi – ha concluso – non temiamo né indiani né cinesi né nuovi mercati, temiamo le regole che discriminano chi fa lavoro e occupazione in questo Paese. Se non avessimo deciso di andare all’estero, anziché passare dai 20 dipendenti del 1989 agli attuali 700, oggi la nostra azienda non esisterebbe più».
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