Editoriali / Lecco città
Venerdì 29 Agosto 2014
La regista lecchese va a Venezia
Il suo film evento della Mostra
Anabel Ciliberti è nata a Santo Domingo ma è cresciuta in città. Indaga i temi della salute mentale. Sponsor la Fiocchi Munizioni
È la vetrina più brillante della settima arte in Italia. È il “Festival del Cinema di Venezia”. È il luogo migliore per presentare un progetto in cui cinema indipendente e solidarietà vanno a braccetto. Un progetto che ha per protagonisti una giovane regista cresciuta a Lecco e un’azienda che ha scritto la storia della nostra città.
“Dans Les Bans”
Non sarà una serata consueta quella di mercoledì 3 settembre per Anabel Ciliberti, la giovane regista nata a Santo Domingo ma cresciuta a Lecco. Ciliberti mercoledì presenterà al pubblico veneziano il suo film “Dans Les Bans” per una prima visione molto attesa, in programma al Tennis Club del Lido di Venezia alle 20.30. E al termine delle proiezione andrà in scena un’asta benefica condotta da MPI Italia Chapter (l’associazione no profit, appartenente alla più grande community al mondo formata da professionisti dell’industria degli eventi e dei congressi “Meeting Professionals International”), il cui ricavato sarà devoluto a “MediCinema Italia”, la onlus che sfrutta il cinema per regalare serenità a pazienti e familiari. Grazie al progetto “Terapia di sollievo”, che trasforma la cultura in uno strumento terapeutico, prefiggendosi l’obiettivo di costruire sale cinematografiche all’interno degli ospedali.
Una serata “patinata” a ingresso gratuito e su invito, in cui il film “Dans Les Bans” dialogherà con la musica in un’atmosfera glamour. L’evento in programma al Tennis Club del Lido è stato reso possibile grazie alla collaborazione della Fiocchi Munizioni Spa di Lecco, e delle agenzie Corporate Care e Colorito.
Il lungometraggio tratta temi sensibili. È una storia incardinata su due personaggi femminili, due ragazze che si trovano in una clinica psichiatrica costruita su un’isola deserta. Qui avvieranno un processo di auto-guarigione dei loro (presunti) disturbi mentali innamorandosi dell’arte e del cinema. La narrazione come arma contro la patologia.
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