Editoriali / Oggiono e Brianza
Sabato 28 Giugno 2014
Joele, si allungano
i tempi del verdetto
Venerdì le fasi finali del procedimento penale a carico di quattro giovani lituani per l’omicidio nel Kent. Ancora lunghe fasi dedicate alle conclusioni delle parti. Ma la sentenza ormai sarebbe imminente
Prosegue lo stillicidio di ricostruzioni e interruzioni: non si è arrivati all’attesa sentenza, venerdì, nel processo contro i quattro lituani accusati dell’omicidio di Joele Leotta e del ferimento dell’amico Alex Galbiati, entrambi ventenni, partiti lo scorso ottobre per lavorare in Inghilterra e lì coinvolti in una brutale aggressione.
Ieri avrebbe dovuto essere il giorno dell’ultima parola, che ponesse fine almeno al continuo riavvolgersi del nastro per rivivere secondo dopo secondo.
Nelle speranze dei genitori di Joele – espresse fin dall’inizio – doveva essere anche il giorno della giustizia per il figliolo benché non sia mancato durante il processo un surplus di dolore.
La difesa di qualcuno degli imputati ha fatto emergere evidenze scientifiche per tentare di addossare ai due italiani parte delle circostanze.
Ma venerdì la giuria non si è riunita per raggiungere il verdetto.
La giornata – iniziata in tribunale a Maidstone attorno alle 11 – è stata una via crucis di riassunti : fino alle 16 circa, quando è stata rinviata ogni conclusione. Il processo, dunque, continua: è trascorsa anche l’undicesima settimana; quasi tre mesi durante i quali i quattro imputati – Aleksandras Zuravliovas, Linas Zidonis, Saulius Tamoliunas e Tomas Gelezinis, tutti tra i 21 e i 31 anni – si sono presentati in aula pressoché ogni giorno, intervenendo in più occasioni nella ricostruzione dei fatti, o tramite i propri avvocati o direttamente come Zuravliovas che, a un certo punto, ha respinto i suggerimenti dell’avvocato scegliendo di non più avvalersi del diritto al silenzio.
Una scelta intrapresa poi da tutti gli altri, che hanno via via respinto le accuse invocando la legittima difesa: per la pubblica accusa, i quattro avrebbero costruito giorno dopo giorno questa «fiction da gettare come fumo negli occhi alla giuria», creata adattando le evidenze emerse in aula «ma che non regge alcuna prova: è stata sempre chiara, fin dal primo istante – secondo il Pm – l’intenzione di tutti e quattro di uccidere o fare male sul serio». Il verdetto è atteso questa settimana.
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