Immigrati, se l’ostilità è superata dai numeri

Problemi e conflitti che l’accompagnano l’immigrazione continuano ad avere peso nel dibattito politico-sociale e influenzano anche le scelte elettorali.

Studi recenti mostrano come nei Paesi comunitari e nel Regno Unito avversione e ostilità verso gli immigranti incidano su tali scelte e sulla propensione a votare movimenti politici anti immigrazione, specie tra gli elettori anziani. Chiede di ridurre gli ingressi di immigranti più del 60 per cento degli ultrasessantenni. È, invece, tale il parere di meno del 40 per cento dei 18-24enni. Si giustifica tale ostilità adducendo possibili appesantimenti della spesa pubblica. È una preoccupazione che, paradossalmente, cozza con un dato: gli effetti fiscali positivi che l’immigrazione regolare produce in gran parte dei Paesi europei. Grazie alla quale si incrementano le entrate fiscali.

Gli immigrati, specie da parte degli anziani, sono considerati “consumatori” di risorse da destinare al welfare state, dimenticando che i migranti regolari contribuiscono a finanziare la loro protezione. È una percezione diffusa e persistente che ha avuto e ha ancora peso nell’indirizzare le scelte elettorali, specie quelle degli anziani.

Vari studi evidenziano il peso della disinformazione e dei pregiudizi nelle scelte elettorali. Gli elettori giovani con un reddito medio-alto e imposizioni fiscali più elevate tendono a scegliere candidati e partiti favorevoli all’immigrazione, a un contenimento della spesa pubblica che si traduce in riduzione delle aliquote sul reddito.

Pensionati e giovani a basso reddito, fiscalmente meno gravato, chiedono contenimento dell’immigrazione e spesa sociale più alta. I primi votano partiti con programmi favorenti l’immigrazione e la riduzione della spesa pubblica, i secondi partiti e programmi che chiedono frontiere chiuse all’immigrazione e un welfare generoso. I pensionati temono gli effetti fiscali di una politica migratoria aperta e vi associano tagli di spesa e restrizione dei benefici socio-previdenziali.

L’ostilità verso l’immigrazione è rafforzata anche dall’aumento della speranza di vita (aumentano gli anni di vita da pensionati e il loro numero) e dalla riduzione della natalità (meno entrate per il sistema socio-previdenziale).

È lo scenario, quello sopra brevemente proposto, che ha favorito l’ascesa dei partiti contrari all’immigrazione e all’aumento della spesa pubblica. Una prospettiva che confligge con la realtà. Vanno, infatti, prendendo pesantezza fenomeni non strettamente economici, tra cui l’immigrazione, ormai inarrestabile.

Sta diventando sempre più difficoltoso poter fronteggiare le crescenti difficoltà di bilancio legate ai costi dell’invecchiamento della popolazione. L’immigrazione regolare, stante anche la giovane età dei migranti, può contribuire ad attenuarle. Possono garantire con la loro lunga contribuzione pensioni decenti o viceversa. Parte dei benefici fiscali prodotti dall’immigrazione sono, infatti, destinati agli anziani. Una presa di coscienza può contribuire ad attenuarne l’ostilità.

L’immigrazione regolare favorisce, poi, la natalità, dato il maggiore tasso di fertilità degli immigrati, aumentando tramite i futuri versamenti previdenziali le disponibilità finanziarie del sistema pensionistico.

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