Il solito voto all’italiana per l’Europa

Immaginate una “maratona” elettorale con Chicco Mentana che annuncia orgasmico: «Stiamo finalmente per collegarci con il quartiere generale della forza che ha trionfato in queste elezioni europee: il partito degli astensionisti. Si ode già l’eco dei festeggiamenti».

«Grazie direttore, sì, stiamo facendo baldoria perché per la prima volta nella storia di questo paese abbiamo conquistato la maggioranza assoluta. L’unico rammarico è stata la concomitanza con le amministrative che hanno trainato il voto di qualcuno. Ma non possiamo che ringraziare gli italiani per la sfiducia. Sì, quella sempre crescente che dimostrano nei confronti delle forze politiche».

Eh sì, perché hai voglia di brandire sorrisi a 36 denti, suonare inni patriottici, gonfiarsi il petto con il moderatismo. Ma se va a votare meno di un italiano su due l’incredibile quasi 29% di Giorgia Meloni diventa il 14,5%, lo strepitoso 24% di Elly Schlein il 12% e il lusinghiero 9,6% di Tajani il 4,8%. Tutti Visconti dimezzati. Per non parlare di chi, queste elezioni, oltretutto, le ha perse: in testa i due partiti che proprio nelle precedenti europee reggevano le sorti del governo: Cinque Stelle e Lega. I primi dovevano addirittura superare il Pd per incoronare Giuseppe Conte leader dell’opposizione e sono stati più che doppiati dalla gioiosa e rissosa macchina da guerra del Nazareno. I secondi, senza l’arruolamento del generale Vannacci (però, bisognerà vedere i flussi e la compensazione tra guadagni e perdite, Bossi docet), sarebbero forse incalzati dalla coppia verde rossa Bonelli-Fratonianni che con la candidatura di Ilaria Salis dopo le immagni dal tribunale con il ceppi alle caviglie, hanno fatto filotto.

Tutto questo per dirvi che, come previsto, gli italiani (e in verità non solo loro) hanno votato per il nostro cortile più che per i destini del Continente. Almeno quelli che si sono disturbati a recarsi ai seggi. Ma l’astensionismo si sa, è un cruccio degli sconfitti di quelli dell’avrei voluto e non ho potuto, e comunque solo per pochi giorni. I vincitori se ne fregano.

Certo il voto sposta il nostro paese sui binari del bipolarismo in rosa con due donne che stappano lo champagne e due uomini, Renzi e Calenda, quelli del Terzo Polo in cui si erano già poco amati, che ora li hanno “rimasti davvero soli”, come Vittorio Gassman, nei “Soliti ignoti”, sconfitti assieme al Capitano Salvini il quale, nonostante la presenza del generale, ha preso uno schiaffone del soldato: non il primo in verità.

Certo, il fatto che la Lega, politicamente, sia una forza politica organizzata come una caserma, forse gli consentirà di restare al comando. Vedremo. Di certo la certificata predita del Nord a benificio di An, e del Sud, tornato a Forza Italia dopo gli abbracci con Cinque Stelle e Carroccio, appunto, non gli renderà la vita facile.

Oltre il nostro giardino è interessante capire come si muoverà ora Giorgia Meloni detta Giorgia, unico premier a uscire trionfante dalle urne. Dato per certo che, nonostante l’exploit delle destre estreme, sarà ancora il Ppe a dare le carte, resta da vedere se il nostro capo del governo ascolterà Salvini e tenterà di imporre alla guida del Continente un’alleanza a immagine e somiglianza di quella italiana (ma vorrebbe dire mettere d’accordo i Popolari quantomeno con la Le Pen) oppure se accetterà di giocare un ruolo di primo piano in una maggioranza Ursula bis, con Vor De Leyen confermata alla guida della commissione europea e il laeder leghista del tutto marginalizzato in Italia.

Facezie a parte il voto ci ha detto che le genti d’Europa sono dominate dalla paura. Della guerra (una delle ragioni, ma non l’unica della debacle dell’asse franco-tedesco Macron-Scholz), ma soprattutto del futuro. In un quadro in cui aleggia lo spettro della miseria, il lavoro c’è, ma è mal pagato, la crescita economica dal 2019 a oggi è stata la più bassa di sempre e ci è si è messa poi anche l’inflazione a erodere stipendi e risparmi ecc... volete che uno, come diceva Totò, non finisca per “buttarsi a destra”? Oppure resta a casa. Quando i nostri politici smetteranno di guardarsi l’ombelico e daranno a un’occhiata a quanto succede al di là del medesimo, forse le cose cambieranno. Forse, eh...

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