Editoriali / Lecco città
Domenica 27 Aprile 2014
I lecchesi a Roma
“dispersi” ovunque
La levataccia alle 4,30, la fatica in balìa del flusso inarrestabile dei pellegrini: si sono sparpagliati per cercare più facilmente varchi nella folla, ma piazza San Pietro è rimasta inarrivabile. «Un miracolo che sia andato tutto benissimo, condizioni meteo ideali». E poi l’emozione impagabile di essere parte del tutto
Papa Giovanni Paolo II e Papa Giovanni XXIII hanno fatto il miracolo. In una Roma al collasso, con fedeli in ogni suo angolo e notevoli problemi per riuscire a vedere la canonizzazione anche sui maxischermi più lontani, hanno fatto sì che non succedesse nulla di grave. Anche il tempo, né bello né brutto ha protetto i pellegrini dal caldo e dalla pioggia. La loro presenza era viva tra l’immensa folla, si parla di più di un milione di persone, che si sono accalcate in ogni angolo di Roma .
Aurelio Mainetti, accompagnatore della comitiva lecchese di circa 200 fedeli, è ancora scosso dalla fatica affrontata: «Ci siamo alzati alle 4,30 e alle 5 non si poteva nemmeno avvicinare piazza San Pietro. Abbiamo preso per Borgio Pio fino in fondo per andare in via della Conciliazione ma non c’è stato nulla da fare. Alle 6 le transenne erano già chiuse. Abbiamo fatto una capatina anche a Castel Sant’Angelo, ci siamo fermati, ma era impossibile stare lì. Il tempo di una foto e ci siamo spostati. L’afflusso dei pellegrini a qualsiasi ora, anche durante la funzione, era ininterrotto. Hanno persino chiuso la stazione Metro di Ottaviano perché c’era troppa gente».
Alla fine i lecchesi si sono dispersi, non sono rimasti in gruppo, per accrescere le possibilità di trovare un pertugio nella marea umana. «Noi abbiamo seguito la messa in Santa Maria Maggiore, su un maxischermo. Altri del gruppo in Piazza di Spagna, ai Fori Imperiali, eravamo un po’ dappertutto. Era impossibile fare diversamente. C’era una calca incredibile». Detto questo Mainetti parla di esperienza straordinaria: «L’emozione e la partecipazione calorosa dei pellegrini ci hanno risollevati. C’era un entusiasmo e una fede che travalicava tutto questo. Certo a guardare alla fatica fatta, c’è di che farsi tremare i polsi, ma ora stiamo realizzando l’impresa compiuta e l’importanza della giornata vissuta».
Tra i lecchesi anche Alicia Grodzka, polacca di Varsavia. Lei vive tra Milano, Lecco e Lugano, ed è italiana da ormai più di trent’anni: «È stato molto emozionante, ma durissimo. Non si sapeva dove andare. Ci siamo “incastrati” in piazza San Pietro, abbiamo dovuto fare marcia indietro. È stata come una Via Crucis. Abbiamo dovuto passare quasi sopra le teste delle persone poi abbiamo raggiunto Santa Maria Maggiore e lì abbiamo seguito la messa di canonizzazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA