I giovani sognano una famiglia. Aiutiamoli

uone notizie per la famiglia dall’ultimo rapporto Istat “Bambini e ragazzi” dedicato ai teenager residenti in Italia tra gli 11 e i 19 anni.

Pensare che sia una generazione disincantata e vacua è quasi un luogo comune, la diamo per vera perché ci appare verosimile. Oltretutto si tratta di un piccolo esercito di 5 milioni e 140mila individui, destinato a estinguersi secondo i trend demografici. In realtà non è così. Ed è come se la pandemia avesse alimentato qualcosa di vitale, di generativo. Come nella solitudine fisica alimentata dall’affollamento dei social network si fossero risvegliati quegli “animal spirit” destinati a perpetuare gli italiani, altrimenti in via di estinzione.

Gli adolescenti di oggi infatti sognano un ritorno al futuro, a quell’istituzione primordiale che si chiama famiglia. Ben tre ragazzi su quattro vedono un futuro in coppia e altrettanti pensano al matrimonio. Sembrano molto diversi dall’oleografia di una generazione raffigurata dalle canzoni e dai film, dall’inquietudine vitalistica e distruttiva di «Mare fuori» o «Noi siamo leggenda». Sembra che pensino a tutto tranne che a metter su famiglia. E invece. Non solo, ma pochissimi, secondo il rapporto, pensano al figlio unico; la maggior parte ne vuole almeno due, mentre il 18,2% pensa a tre o più figli (percentuale che sale al 20 tra gli stranieri).Quella analizzata dall’Istat è una generazione nativa digitale. Anche le relazioni con gli amici passano attraverso Internet. L’8,4% dei giovanissimi dice di essere continuamente online o al telefono (chat, chiamate, videochiamate, ecc.). Fanno tutto con il cellulare in mano, persino gli incontri amorosi nascono sulle cosiddette «dating app» come Tinder e altre applicazioni «pronube», eredi delle «agenzie per cuori solitari» nate 50 anni fa (ma per gli adulti, qui si tratta di teenager). Come può facilmente verificare chiunque si faccia due passi in strada, le ragazze sono maggiormente connesse, anche perché la connessione è una forma di protezione. Gli italiani connessi continuamente o più volte al giorno sono il 50,2% mentre tra gli stranieri la quota resta al di sotto del 35%.

Eppure la voglia di matrimonio vince tutto, nonostante i cambiamenti sociali dell’ultimo mezzo secolo e oltre.

Desideri che promettono bene. E anche i dati sulle nozze riferiti al 2022 evidenziano che i primi matrimoni, dopo aver subito un dimezzamento nel 2020 (per la pandemia), sono tornati ai livelli del 2019. A fronte di tanti cambiamenti in atto, è interessante capire cosa pensano le nuove generazioni della vita di coppia e del matrimonio.

Il 74,5% dei giovanissimi pensa che da grande vivrà con un partner, a prescindere da un eventuale matrimonio. Solo il 5,1% invece immagina di vivere da solo, mentre gli indecisi superano di poco il 20%. Insomma, una generazione che non ama la solitudine e che ha fatto della famiglia e della convivenza un punto di approdo. C’è di che riflettere. Ma non bisogna essere ottimisti e gridare alla fine del pericolo culle vuote.

Se paragoniamo infatti una reale generazione di donne che ha da poco concluso la sua esperienza riproduttiva, le donne nate nel 1973, scopriamo che hanno messo al mondo 1,46 figli a testa, contro il 69,4% dei giovanissimi del campione.

Da qui la necessità di creare le condizioni affinché almeno una parte di indecisi (21,8%) sia portata a cambiare idea in futuro. Le risposte fornite dalle nuove generazioni rappresentano comunque la conferma che una ripresa della natalità nel nostro Paese è possibile, a patto naturalmente che i desideri espressi possano tradursi in realtà.

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