Germania le origini della svolta a destra

L’arrivo traumatico della destra in Francia ha costretto Macron alla mossa della disperazione. Indire elezioni a fine mese per il rinnovo del Parlamento è una giocata da poker. A questo si giunge quando chi è al potere non ha più carte da giocare.

La Germania con un AfD al 23% e la parte orientale del Paese completamente egemonizzata dai nostalgici del nazionalsocialismo vive l’incubo di un passato che non passa.

Un terremoto che osservato con occhi economici porta all’ingresso della Cina nel Wto (Organizzazione mondiale del commercio) nel 2001. La globalizzazione estrema e non regolata dopo aver distrutto milioni di posti di lavoro ora presenta il conto politico. Blackrock è un fondo di investimento di quasi diecimila miliardi, il primo al mondo, il suo presidente Larry Fink analizza la politica prima dell’economia. E nota che tra i due fattori si è creata una divisione, le borse marciano imperterrite, gli indici azionari sono in crescita e con l’intelligenza artificiale si aprono molte opportunità e buoni affari. Mentre le società soffrono e mal sopportano la precarietà che un mondo in perenne movimento genera.

L’economia è proiettata al futuro e il futuro è tecnologia. Ma è anche incertezza. Ed è il vero male che la maggior parte della popolazione soffre. I salari bassi e una intera classe sociale è stata annientata e impoverita dai cambiamenti degli ultimi vent’anni. Sono cose che non si dimenticano anche perché chi ha guadagnato in questi anni é la fascia alta della popolazione mentre il 25% più povero anziché recuperare ha perso in potere di acquisto. Con i tassi alti le spese familiari aumentano per chi ha un mutuo. E chi lo vorrebbe ci rinuncia perché troppo caro.Ma sono proprio gli stessi tassi di interesse alti che generano i guadagni della parte più ricca della popolazione. Chi ha denaro da investire lo impiega in borsa o anche solo in obbligazioni o conti deposito e ne trae vantaggio. Si è quindi rotta la speranza di coloro che credevano nella possibilità di migliorare la propria posizione o quantomeno di poter propiziare buone opportunità per i propri figli.

Un disagio che provoca malessere sociale. L’immigrato diventa il bersaglio. Vi è la percezione dell’estraneo che contende il benessere dal quale sino a ieri ci si sentiva protetti. Un sentimento di rivalsa prevale e il gergo politico lo esprime con «la Germania ai tedeschi» e «l’Italia agli italiani». Parole d’ordine di debolezza e non di forza perché chi è sicuro di sé non ha bisogno di proclamarlo ai quattro venti. L’inflazione genera a sua volta disuguaglianza. Il cambiamento climatico coniugato allo squilibrio geopolitico che nasce dalla guerra in Ucraina porta a posizionare di nuovo la catena delle forniture.

Dalla Cina non è saggio dipendere per i pannelli fotovoltaici e i microchips per le batterie elettriche. Così come non lo è per il gas russo. Ma mentre al secondo si è ovviato rimane aperta la necessità di trasferire gli investimenti in Paesi come Messico o Vietnam o Marocco e questo ha dei costi. Vuol dire che i prezzi ne risentiranno e chi ne pagherà le spese è il ceto più debole. Uno dei fattori che ha portato al tracollo dei Verdi in Germania è stata l’imposizione della pompa di calore. Un atto percepito come arbitrario perché a spese del consumatore. Viviamo un momento di transizione che vede forti squilibri sociali ma non tali da mettere a rischio la società del benessere.

Ci vogliono leader in grado di unire. Il populismo si schiaccia sul presente ma non ha soluzioni se non la nostalgia del passato. Francia e Germania vivono questo momento. Per l’Italia possiamo dire che la febbre rimane ma la necessità di disporre degli aiuti economici dell’Ue mitiga i bollori antieuropeisti.

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