Editoriali / Valchiavenna
Venerdì 31 Maggio 2019
Frana di Gallivaggio, un anno dopo
In processione per non dimenticare
Erano 250 i fedeli presenti alla cerimonia organizzata a San Giacomo Filippo. Don Necchi: «Il sasso ha cambiato strada. Miracolo? Il cuore non si fa queste domande»
Sassi che cadono, sassi che cambiano direzione, ma anche sassi sui quali è stato costruito e da cui occorre ripartire.
Duecentocinquanta fedeli hanno partecipato mercoledì sera alla commemorazione per il primo anno dalla frana di Gallivaggio, che il 29 maggio 2018 ha duramente colpito ma non distrutto il santuario mariano di San Giacomo Filippo e hanno ascoltato le parole del vicario episcopale per la provincia di Sondrio, don Corrado Necchi.
Due gruppi numerosi sono partiti alle 20 dalle località Castagneto e Lirone per ricongiungersi, dopo la recita del rosario, lungo la pista by-pass costruita lo scorso anno per ovviare alla chiusura della Statale 36.
Circa mezz’ora di camminata per i due gruppi guidati dai religiosi della Valchiavenna, dall’arciprete di Chiavenna don Andrea Caelli in testa. Con la torre campanaria e la frana sovrastante, sullo sfondo don Necchi ha parlato del significato di quanto accaduto nel 2018 e nei seguenti dodici mesi: «Un anno fa è caduta una frana. Non c’è niente di strano. Siamo noi uomini a essere miopi. Contiamo il tempo in giorni, mesi, anni, secoli. La natura invece conta il tempo in millenni e Dio conta il tempo in modo ancora diverso».
Un appello a non prendersela con la natura matrigna: «Siamo una scheggia rispetto al respiro del mondo. Dobbiamo rispettarlo e rispettare la natura. A volte siamo noi che la maltrattiamo, a volte fa il suo corso malgrado noi, a volte ci ricorda qual è il nostro posto nell’universo».
A seguire don Necchi ha parlato dei sassi che hanno caratterizzato tutta la vicenda del santuario dedicato alla Madonna Madre della Misericordia: «Ci sono i sassi che sono caduti, ma c’è anche il sasso che, lo dicono le immagini e lo dicono i tecnici, cadendo ha cambiato traiettoria dopo aver spazzato via tutto quello che ha trovato. La frana ha cambiato strada e si è rivolta verso Chiavenna. Miracolo? Il cuore non si fa queste domande. Sente semplicemente un senso di gratitudine verso Dio, verso la Madre del Cielo».
«Dalla nuova di polvere sono riemersi prima il campanile, poi il santuario, quindi tutto il resto. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo e ci siamo sentiti meno orfani, ci siamo sentiti in buone mani. Poi c’è un terzo sasso. Il sasso che c’è sotto l’altare e quel sasso, cuore del santuario, è ancora lì. Ci ricorda perché è così caro: Maria ci ha visitato, lasciandoci il suo messaggio: misericordia, misericordia, misericordia».
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