
Editoriali / Lecco città
Sabato 15 Giugno 2013
Dai vestiti all’idraulico, altra stangata
Commercianti e imprenditori chiedono al governo di non aumentare l’Iva: «Rischio disastro»
«Non ci sono più soldi per pagare altre tasse», dice Ciresa. E Maggi: «Il governo cambi rotta»
«Non abbiamo più soldi per pagare le tasse. È ora di finirla». Il grido d’allarme, anzi di dolore, è lanciato da Peppino Ciresa, presidente di Confcommercio Lecco, che non esita a definire il possibile aumento dell’Iva come un “attentato ai consumi”. Il presidente di Ascom Lecco precisa: «Contiamo sul blocco di Iva, Imu e Tares. Non si rendono conto che se frena ulteriormente la domanda interna, non ne veniamo più fuori. Dobbiamo ripartire, invece, mettere qualche soldo in più nelle tasche dei cittadini. La voglia di scendere in piazza è tanta, ma vediamo come si mettono le cose».
Per coprire il mancato introito dei blocchi di Imu, Iva e Tares, Ciresa ha una ricetta semplice: «Ridurre gli sprechi. Ce ne sono ancora un mare in giro: parlo degli stipendi inverosimili di alcuni, delle pensioni da 25-30mila euro. Non devono più andare a prendere i soldi nelle tasche della povera gente indistintamente. È lì che devono andare a prendere le risorse necessarie: è ora di finirla».
Il presidente dei commercianti, che di mestiere fa il panificatore, fa un esempio sulla sua pelle: «Quelli che come me vogliono pagare regolarmente dipendenti, tasse e fornitori non si tirano più fuori un euro per loro... O si cambia o il sistema è destinato a morire. Il presidente nazionale Carlo Sangalli nella sua bellissima relazione a Roma, con schierato mezzo governo in prima fila, ha dichiarato “Se chiudono ancora imprese, chiude anche l’Italia”. E ha ribadito che è troppo tempo che diciamo certe cose. Ora bisogna avere coraggio. Ricordando che con l’Iva al 22% non incasseranno di più perché la gente comprerà ancora meno e il gettito diminuirà».
L’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva al 22 dal primo luglio, se non sarà bloccato in extremis, infatti, coinvolgerà consumi e servizi di tutti i tipi. Dal cinema allo stadio; dall’arredamento, ai cd audio e dvd; dagli elettrodomestici ai giocattoli; dall’abbigliamento alle auto. Senza contare i servizi resi da avvocati, notai, commercialisti, imbianchini, calzolai, idraulici, elettricisti…
Al coro di lamento dei Commercianti si unisce, solidalmente, anche Giovanni Maggi, presidente degli Industriali: «Mi sembra di aver capito che non ci sono le risorse economiche per cancellare questo elemento. Un segnale molto preoccupante. Da cittadino, prima che da presidente di Confindustria, mi chiedo: dove sono finiti i migliaia di miliardi di euro di debito pubblico? Per me c’è stato uno sperpero allucinante di risorse pubbliche. In questo contesto di grave recessione collegata alle tante tasse che ci sono, bisognerebbe quantomeno non far pagare l’Imu sui capannoni e mantenere l’Iva al 21%».
Maggi fa fronte comune con Ciresa: «Mi riferisco alle medie e piccole imprese che non si possono rivolgere all’export e agli amici commercianti che sono in difficoltà: se questo Governo non dà segnali, la situazione è destinata a peggiorare fortemente. La relazione di Vico Valassi ieri alla Giornata dell’Economia stata tutta nel segno di un’equilibrata, ma concreta e realistica, preoccupazione».
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