Chi governa e amministra ogni tanto venga al bar

”Eh, ma questi sono discorsi da bar”, capita sempre più spesso di ascoltare tale condanna nei confronti delle discussioni, dei dialoghi pacati o roventi, che ancora qualche volta si accendono tra i clienti seduti al tavolino davanti al “bianchino”, magari spruzzato. L’anatema spunta sempre nei dibattiti televisivi, negli articoli dei giornali. Qualche giorno fa ci si è messa anche Susanna Tamaro la quale penso non sia mai andata in osteria per un’ “ombra”, però magari mi sbaglio... Al bar invece ci si incontra, si discute, talvolta si litiga, sfiorando magari la rissa. Quando però un sapiente, un esperto, un critico, una firma non sa più cosa dire ecco che si rifugia in: “Ma questi sono discorsi da bar”. Come per dire che al bar ci si esprime solo con stoltezze e stupidaggini, dove è assente qualunque tipo di cultura e via dicendo. Insomma sti poveri clienti dei bar sono presi come se fossero antenati dell’homo sapiens. Per questi soloni Neanderthal non è ancora arrivato per il “bianchino”. Purtroppo sono sempre meno i locali pubblici dove si può andare a chiacchierare con gli amici, con la gente comune. Ma quei dibattiti, che si dovrebbero magari anche chiamare scontri verbali, sono chiacchiere dalle quali emerge la verità vera, senza fronzoli, schietta, non sofisticata da intenti diplomatici tesi ad adulterare argomenti per favorire politici e partiti, oppure fare fronde. Non vi sono remore tese a non offendere l’interlocutore che “non la pensa come te”. Qui nei dialoghi : “pane al pane e vino al vino”. Frequento ancora ogni giorno qualche bar che ancora resiste e debbo dire che molte delle notizie, anche importanti, che ho trasmesso al redattore capo le ho colte al bar, ma questa è un’ altra storia.

Credo comunque che chi si assume il compito di amministrare il paese, la città o la nazione debba qualche volta venire al bar, incontrare la gente comune. Nelle mie frequentazioni ho però avuto più volte l’occasione di incontrare persone dal pensiero sottile tale da poter competere con quei grandi sapientoni che popolano i teleschermi. Una bella sorpresa è stata qualche giorno fa quando in un bar di Erba, un “amico”, che nelle chiacchiere sbraita sempre sibilando spesso anche qualche insulto e per questo mi era un po’ sgradevole, mi ha improvvisamente informato che doveva andarsene per comperare in fretta uno smartphone (preferirei dire“telefono multifunzionale” ma purtroppo non sarei capito)per il padre che ha più di ottant’anni e passa il tempo tra questo piccolo computer e uno più grande. Ma spesso è in difficoltà: troppe complicazioni. Quel “passa la giornata” confidatomi dell’”amico” mi ha squarciato il cielo. Ho realizzato che questi aggeggi sono un gran bel aiuto per quegli anziani che ci sono ancora con il pensiero vispo e si adattano ad adoperarli.

La mia cara Rita, ex vice presidente della Famiglia Comasca, tutti i giorni dialoga con molte amiche e amici coetanei che come lei, non potendo uscire, fanno ancora un bel salotto informatico. Conosco molti miei coetanei che lo usano e con i quali dialogo scambiandoci termini e modi di dire del dialetto. Purtroppo però è evidente come tutta questa valanga di mezzi è impostata solo sui giovani, sui grandi esperti, su quelli che con il computer ci lavorano.

Per far compagnia agli anziani non occorrerebbero forse smartphone così dotati di intelligenza artificiale, ma apparecchi più semplici a “portata di dito” più facili per le persone costrette in casa e che magari vivono in solitudine. Credo che questo argomento non venga mai trattato nelle roboanti chiacchiere dei sommi espositori di dottrine tese, secondo loro, a migliorare il mondo, ma che, in gran parte, restano solo parole. Computer elementari per gli anziani sarebbero invece davvero importanti. Ma non occorre andare a spolverare lo scibile umano, bastano piccole cose.

Se il sindaco di Erba fosse stato l’altro giorno con noi al Bar Sport avrebbe raccolto le lamentare di un ultra ottuagenario che chiede più panchine in centro. Una volta non ci facevo caso ma quando si è vecchi come me la panchina è sempre un bel miraggio.

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