Burocrazia, la beffa costa 13 euro e 83 centesimi

La burocrazia sosteneva Honoré de Balzac, “è un meccanismo gigantesco mosso da pigmei”. Laddove con “pigmei”, se è permesso interpretare il grande scrittore francese, non vanno intesi gli individui appartenenti alla specifica etnia, nota per la bassa statura, quanto personaggi limitati nella crescita morale e, soprattutto, incapaci di raggiungere un’altitudine intellettiva tale da permettere loro di spingere lo sguardo all’orizzonte. Questo non significa che i burocrati, a loro volta ingranaggi del meccanismo al quale sono preposti, non seguano una logica ferrea, addirittura implacabile.

Una logica, va detto, del tutto incomprensibile a chi burocrate non è, e che anzi all’osservatore esterno presenta soltanto caratteri di meschinità, grettezza, mancanza di umanità. Compresa nella sua arida logica, la burocrazia non manca tuttavia di produrre risultanze, di giungere a sintesi e di offrire infine qualcosa di concreto, di matematicamente calcolabile e misurabile.

Tanto è vero che il lavoro dell’enorme, per quanto oscuro, lavorìo burocratico è perfettamente quantificabile e, volendo, pronto per essere messo a bilancio. Esso corrisponde infatti a 13 euro e 83 centesimi.

Se l’esattezza di questa cifra ha sorpreso voi, figuratevi come deve esserci rimasto nell’incassarla chi non tanto alla burocrazia quanto allo Stato aveva osato chiedere, attraverso i canali ufficiali, un risarcimento appena di poco superiore: 30 mila euro. Stefano Mordini, titolare dell’azienda agricola Mordini di Riolo Terme, in provincia di Ravenna, nel maggio del 2023 aveva dovuto provvedere a un triste conteggio: quello dei danni subiti in seguito all’alluvione che, colpendo la zona, con la sua aveva messo in ginocchio tante altre aziende agricole.

Mordini aveva potuto documentare danni per una somma addirittura superiore ai 30mila euro ma forse, quando ha inoltrato tutte le scartoffie necessarie per accedere al denaro stanziato dal governo nello specifico fondo AgriCat, si sarebbe accontentato di riceverne 29 mila, magari addirittura 25 mila. Invece, ne ha ricevuti 13, con 83 centesimi di irridente contorno. “Non bastano neppure a coprire le spese di presentazione della domanda” ha commentato.

Al momento, Stefano Mordini non ha ricevuto alcuna spiegazione; nessuno si è premurato di chiarire come mai tra la cifra richiesta e quella erogata ci sia una differenza di 29.986,17 euro. A dirla tutta, come ha fatto presente il presidente regionale di Confagricoltura Marcello Bonvicini, tante aziende della zona non hanno ricevuto neppure un centesimo: “Il 50 per cento delle richieste è stato respinto”, ha detto un poco sconsolato.

Ma dal nostro punto di vista, che è quello di una disamina sulla natura stessa del mostro burocratico, appare più ragionevole un “no”, doverosamente motivato, di un “sì” beffardo, che riconosce solo una frazione infinitesimale del danno riportato. La curiosa specificità della somma, calcolata letteralmente al centesimo, denuncia che dietro c’è un calcolo, ovvero il lavoro di una mente applicata alle regole.

Una mente, tuttavia, da “pigmeo”, nel senso ricordato più sopra, che nel far di conto non si fa domande quando il risultato è evidentemente assurdo: gli basta che sia “giusto”, almeno in riferimento alle regole che il “meccanismo gigantesco” intravisto da Balzac si è autoimposto. Un ingranaggio che non prevede ironia e coscienza, senso del ridicolo e compassione.

Solo una somma di noia, ottusità, ignoranza e inettitudine che, producendo la miseria di 13 euro, se certo non fa ricco il beneficiario impoverisce di molto l’erogatore.

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