Autocrazie
occidente
in crisi
psicologica

La cosa grave è che persino in ambienti pseudo-liberali europei qualcuno oggi strizza l’occhio alle autocrazie e ha nostalgia dell’”uomo forte” che risolve d’incanto i problemi.

Non è, però, una novità: basta sfogliare i libri di storia sugli anni Trenta del secolo passato per leggere fenomeni analoghi. La ragione di questo cortocircuito non è chiara. Provando a fare delle ipotesi - forse in alcuni Paesi occidentali le trafile per varare una legge o per costruire un ospedale (ad esempio) sono estenuanti; o forse in Europa e in America si ha una percezione distorta delle autocrazie che sembrano all’apparenza super efficienti. Quando qualcuno da noi loda le grandi capacità cinesi - invero innegabili in alcuni campi - perché non si suggerisce al nostro interlocutore di trasferirsi a vivere stabilmente in Cina, tenendo il ritmo di vita locale e godendo di quel welfare?

Quando qualcuno esalta le conquiste russe dell’ultimo ventennio, perché non lo si invita ad andare a Mosca ad esprimere concetti non in linea con il pensiero ufficiale (come normalmente queste persone fanno da noi) e a sbarcare il lunario con una pensione da 150 euro con prezzi simili ai nostri? Oppure aspettare che i figli vengano chiamati per servire le Forze armate impegnate nell’”Operazione militare speciale” per “sradicare il nazismo” in Ucraina?

L’Occidente oggi si mostra diviso al suo interno davanti alle sfide del XXI secolo. È soprattutto negli Usa che va in scena da troppo tempo una battaglia iper polarizzata tra due campi non in grado di dialogare fra loro. Le divergenze tra le parti e l’eccessivo ardore critico, usato di solito in libere conversazioni, vengono strumentalizzati all’esterno del nostro mondo contro di noi da chi ci vede con il fumo negli occhi. E la cosa preoccupante è che le autocrazie stanno tentando di attirare verso di sé il “Sud globale”- appunto con la mistificazione di quelle posizioni estreme - per portare avanti una specie di “crociata” anti occidentale. Così c’è qualcuno che si avventura ad evidenziare il mondo al contrario che sta costruendo l’Occidente morente, sovvertendo valori consolidati.Ma l’Occidente sta esalando l’ultimo respiro? A parte la questione della denatalità, Europa, Stati Uniti e gli altri Paesi del G7 non sono mai stati così ricchi. Gran parte dell’innovazione e del know how è nelle loro mani. Perché allora masse di stranieri extra G7, sempre più copiose, desiderano venire a vivere in Occidente per godere delle nostre ricchezze, delle nostre libertà e del nostro vivere senza paura? Probabilmente non siamo ben informati, ma non ci risulta che gli sceicchi o i miliardari di ogni latitudine vadano a scialacquare i loro capitali a Pechino, a Mosca, a Teheran, a Riad o a Buenos Aires.

L’Occidente appare quindi più che altro in crisi psicologica. Si osservano, allo stesso tempo, una forte ventata di populismo, amplificata dall’impoverimento della qualità dei sistemi scolastici, e il riemergere almeno nel Vecchio continente di mai assopiti nazionalismi. Il summit sino-russo dei giorni scorsi ha riempito le prime pagine dei principali mass media. L’abbraccio tra Xi Jinping e Putin impaurisce e viene, chissà perché, ingigantito. I due hanno più che altro in comune l’antipatia verso l’Occidente. Ma come gli occidentali al momento non sembrano intenzionati a prendere in mano le armi per difendere il loro primato, nella stessa situazione lo sono i cinesi, popolo non guerriero, ma amante dei commerci. Qualche settimana fa l’americano Blinken ha avvertito Xi a non farsi trascinare in qualcosa più grande di lui.

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