Editoriali / Lecco città
Lunedì 27 Ottobre 2014
A Lecco si muore
ancora di amianto
Dal 2000 sono 130 i pazienti malati di mesotelioma. Il 64% dei casi è legato all’ambiente lavorativo. Colpisce di più gli uomini. Il medico del lavoro: «Incidenza invariata sul Lario nell’ultimo decennio»
Malati a causa del mesotelioma: sono stati in tutto 117 i cittadini residenti nella nostra provincia, a cui è stata diagnosticata questa malattia dal 2000 al 2011.
Sommando anche quelli di “mesotelioma probabile” (ancora in fase di diagnosi definitiva, nda), relativamente agli anni 2011-2012, si arriva a circa 130 casi nella Asl di Lecco. Una malattia, il mesotelioma, che colpisce la pleure ed è provocata quasi esclusivamente dall’amianto. Ad ammalarsi in prevalenza di maschi, quasi sempre ogni anno più del doppio delle femmine.
Un tema tornato alla ribalta in questi giorni, a causa dell’incidente verificatosi nella stazione di Lecco, venerdì scorso, quando una copertura di eternit è stata spazzata via dal vento impetuoso.
Ed è lecito, per i cittadini, domandarsi se quell’incidente, ma anche le innumerevoli presenze (ancora) di coperture eternit in città e provincia, possano rappresentare un pericolo per la salute.
«Innanzitutto, evitiamo gli allarmismi. Ammalarsi di malattie legate all’amianto, come il mesotelioma, è raro. Dipende dalla concentrazione di fibre nell’aria, dagli anni di esposizione» annota il dottor Giovanni De Vito, primario di medicina del lavoro all’ospedale di Lecco. I casi di mesotelioma, malattia legata all’amianto, sono sostanzialmente invariati negli ultimi anni e, per il 64 per cento dei casi, sono legati all’ambiente lavorativo in cui i malati operavano anni fa. Solo il 4 per cento riguarda una causa definita “ambientale”, cioè di stretta vicinanza a siti internet (come nei paesi limitrofi a dove l’eternit si fabbricava, nda). Furono sette i casi di mesotelioma “certo” nel 2000 e 11 nel 2011 (ultimo anno i cui la diagnosi di mesotelioma può ormai essere definita “certa”).
Inoltre, «se oggi in Lombardia si registrano più casi – continua De Vito – è solo perché è migliorata la raccolta dei dati delle diagnosi. Nella nostra provincia l’incidenza è invariata nell’ultimo decennio».
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