Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 23 Maggio 2019
«Vini, annata super. E finalmente cresce il terreno coltivato»
Rainoldi soddisfatto dopo i primi 12 mesi alla guida del Consorzio: «Nel 2018 ottima qualità. Ci ha aiutati a remunerare al massimo i viticoltori».
Un anno passato alla guida del Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Aldo Rainoldi traccia un primo bilancio, sicuramente positivo. «Ho capito subito che la figura del presidente è diversa rispetto a quella di consigliere, una responsabilità che si è sentita anche dal numero di contatti gestiti. La fortuna è stata avere al fianco una squadra di giovani maturi, tutti dei professionisti intorno ai 40-45 anni con alle spalle molte vendemmie e una visione chiara del contesto vinicolo valtellinese».
Un primo anno andato in archivio con una grande vendemmia, che segue altre annate positive per il comparto valtellinese. «Abbiamo beneficiato tutti di un’annata bellissima come la 2018, con tanta uva e di ottima qualità, ma venivamo da una serie di vendemmie positive dopo l’annata 2014 che è stata sicuramente una delle più difficili degli ultimi anni. Questo ci ha aiutato nel gestire al meglio il nostro patrimonio di vigne, cercando di remunerare al massimo il lavoro dei viticoltori. Ogni anno dobbiamo cercare di aumentare il prezzo dell’uva al chilo, perché se il comparto del vino sta crescendo è giusto dare il valore corretto a chi sta in vigna tutti i giorni, il vero patrimonio della nostra viticoltura». Un contesto quello del vino valtellinese che ha visto un aumento delle giovani aziende create da viticoltori, un fenomeno positivo secondo Rainoldi se di tipo volontario. «Quando nascono delle situazioni di aziende nuove in cui c’è la voglia di mettere sul mercato una nuova etichetta è sempre un fattore positivo, ma questa deve essere una scelta voluta e non dettata dalle necessità perché ci sono dei problemi del ritiro dell’uva tra aziende e conferitori».
Una Valtellina in crescita secondo il Presidente Rainoldi, segnali positivi sono arrivati nel corso dell’ultimo Vinitaly e di quello che è successo dopo. «L’edizione di Vinitaly 2019 ha sancito un grandissimo interesse per la Valtellina, il mondo sta guardando cosa stiamo facendo, abbiamo avuto un sacco di presenze di operatori del settore che sono attirati dal fatto di avere nel nostro territorio un vitigno straordinario come il Nebbiolo. Tra questi anche Wine Spectator ha chiesto ad alcune aziende di partecipare a Verona a delle degustazioni guidate, mentre al termine di Vinitaly c’è stata una visita di una giornalista americana della testata in alcune cantine della Valtellina dove si è fermata per qualche giorno in visita. Sono segnali che prima non avevamo mai visto, di un crescente interesse da parte della stampa specializzata mondiale che testimoniano una crescita complessiva del comparto».
Un vino valtellinese che sempre più deve essere comunicato al meglio anche fuori i confini provinciali, un lavoro di posizionamento che parte dalla Lombardia toccando Milano e altre piazze in Italia e nel mondo. «La partecipazione alle fiere di settore in maniera compatta da parte del Consorzio è qualcosa ormai di rodato che sta dando frutti importanti. Oltre al caso Vinitaly e ProWein, grazie a una presenza continuativa a Ristorexpo a Erba stiamo consolidando la presenza nella zona della Brianza e del lago di Como dove il vino valtellinese è considerato vino del territorio. A Milano a inizio giugno è prevista una serata con l’Associazione Italiana Sommelier della Lombardia con un taglio diverso, Milano è una città troppo strategica per noi perché passa tutto il mondo. Per il futuro stiamo ragionando a un evento sul territorio dal grande richiamo, intanto teniamoci stretto questo format del Valtellina Wine Festival di Chiavenna e il primo approccio positivo dei Wine Lab organizzati in collaborazione con il comune di Sondrio e con la Camera di Commercio, in entrambi i casi dal sindaco Marco Scaramellini alla Presidente Loretta Credaro ho trovato un’apertura totale per collaborare».
L’inversione di tendenza di una superficie vitata che inizia a crescere anziché diminuire dovrebbe essere ormai cosa fatta. «Sono in questo settore da vent’anni ed è la prima volta che andiamo incontro a un aumento invece che una diminuzione di superficie vitata. Si tratta in alcuni casi di un lavoro che vede produttori e viticoltori collaborare per la gestione di superfici vitate il più possibile omogenee e non singoli appezzamenti, con maggiore reddittività, ma anche una questione politica. Ogni anno la Regione gestisce le licenze per i reimpianti, dobbiamo come Consorzio fare fronte unitario per poter avere in Valtellina la possibilità di avere degli ettari a disposizione anche per un discorso di valorizzazione ambientale, andando oltre la visione romantica di viticoltura eroica ma ragionando in una chiave di viticoltura di montagna come presidio territoriale».
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