Vergani e la Camera di commercio:
«Prevalga sempre la concretezza,
lasciamo da parte i campanilismi»

Il nuovo presidente dell’ente che opera sui territori di Lecco e Como intervistato ieri nel corso del programma “Le opere e i giorni” in onda su Unica Tv

Guida la Camera di commercio di Como-Lecco dallo scorso 23 aprile e proprio giovedì scorso il nuovo consiglio camerale, in carica per il quinquennio 2024-2029, ha eletto la nuova giunta che lo affiancherà in questo mandato. Ezio Vergani, ingegnere, imprenditore nel settore delle apparecchiature fluidodinamiche e delle attrezzature industriali con la Asco Pompe, ha già un passato di primo piano all’interno della vita economica associativa lecchese. Vergani infatti ha vissuto un’esperienza come componente di giunta della Camera di commercio di Lecco ed è stato presidente di Confindustria Lecco dal 1995 al 1998 e vicepresidente di Confindustria Lombardia. Lo abbiamo intervistato ieri sera su Unica Tv (canale 75 del digitale terrestre in Lombardia) nel corso del programma “Le opere e i giorni”.

Presidente Vergani, in passato ha avuto importanti ruoli associativi sul territorio e successivamente si è dedicato principalmente alla sua impresa. Per quale motivo ha deciso di tornare in prima linea nella vita associativa economica locale? «La responsabilità è del caro amico Plinio Agostoni, di cui onoro la memoria con grande stima e rispetto. È stato lui, nei mesi scorsi, a stanarmi nella Bassa Brianza, visto che abito ad Osnago. Non pensavo assolutamente a questo ruolo e all’inizio ho fatto resistenza, anche per il gran numero di impegni che già caratterizzano la mia vita di imprenditore. Però Plinio ha saputo toccare le corde giuste, evidenziando come sia opportuno anche mettersi a disposizione della società e mi ha quindi convinto. Poi, naturalmente, hanno avuto un ruolo importante tutti coloro che hanno sostenuto la mia candidatura e che ringrazio».

La Camera di commercio di Como-Lecco è nata cinque anni fa sulla base di una legge dello Stato, un vincolo normativo che ha imposto la fusione tra l’ente camerale comasco e quello lecchese. Lei condivide l’idea di un’unica Camera di commercio per questi due territori? «Sì la condivido perché si tratta di territori simili, con alcune specificità ma anche con numerosi punti in comune: il modo di pensare delle persone, di fare squadra, la bellezza dei luoghi. È importante mettersi insieme in un momento in cui sono sempre più rilevanti le integrazioni, a livello economico ed anche politico. È quindi positivo questo cammino, ma occorre essere attenti per dare adeguata rappresentanza ai due territori».

Nella prima fase dell’accorpamento, cinque anni fa, alcune associazioni di categoria lecchesi temevano un ridimensionamento dell’importanza di Lecco all’interno del nuovo soggetto. Avevano ragione? Oggi, con un presidente lecchese, la situazione è differente? «Io non ho mai fatto fusioni di Camere di commercio ma ho seguito varie fusioni di società. Il momento peggiore è sempre il primo impatto, perché occorre armonizzare abitudini e procedure differenti. Credo quindi che questo sia stato il problema fondamentale, ma il mio predecessore Marco Galimberti ha fatto un ottimo lavoro, con grande pazienza. Per me la parola chiave è equilibrio: un territorio non deve prevalere sull’altro ma semplicemente dobbiamo individuare una serie di iniziative che portino benefici alle nostre imprese. La rivalità a volte presente può essere positiva, perché spinge al miglioramento, ma l’obiettivo di fondo deve essere la concretezza, lasciando da parte il campanilismo».

Negli anni scorsi i corpi intermedi sono stati messi sotto accusa e con essi anche le Camere di commercio. Alcuni pensano ancora che si tratti di enti inutili. Cosa ne pensa? «Le Camere di commercio hanno un ruolo importante di coordinamento: anche sui nostri territori ci sono numerose iniziative interessanti ma spesso frammentate. Occorre mettere insieme le risorse per fornire servizi rilevanti alle imprese e ai cittadini, come è stato fatto in questi anni. Le nostre province hanno enormi ricchezze ed è importante avere una regia. Inoltre la Camera di commercio, con i suoi organismi, è chiamata a proporre idee e progetti che possano lasciare un segno. Cercheremo di muoverci in questi binari: pochi obiettivi, mirati, in modo da concentrare fondi ed energie».

In queste prime settimane da presidente, quali sono state le sue sensazioni? «Il mio primo compito è stato quello di incontrare tutte le associazioni ed ho quasi concluso questo primo giro. Pur nelle differenze e con qualche piccola rivalità, vedo fondamentalmente una unità di intenti. Ora tocca al gruppo dirigente, in particolare a me ed alla mia giunta, creare una saggezza collettiva per muoversi in un’unica direzione».

Il settore economico emergente nelle province di Como e Lecco è quello turistico, con numeri negli ultimi anni in netta crescita. Si tratta di un fenomeno destinato a durare nel tempo oppure questo boom si sgonfierà con conseguenze negative? «Da ragazzo ho vissuto molto il lago di Como, avevamo una casa di famiglia a Lenno e fin da allora ho visto la presenza dei turisti. Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione incredibile. Io credo che ci potrà essere un andamento variabile, con anni migliori ed altri meno positivi, ma comunque il fenomeno è destinato a durare nel tempo. Tuttavia, sarà fondamentale lavorare sui servizi. Chi viene a Como e Lecco deve essere soddisfatto non solo per la bellezza dei luoghi ma anche per la qualità delle strutture e dei collegamenti. L’altra sfida riguarda le Olimpiadi: i visitatori non mancheranno nel corso dell’evento, ma come riusciremo a capitalizzare questo appuntamento per il futuro? Dobbiamo lavorare per non sprecare questa occasione».

Ritiene che il manifatturiero continuerà a restare centrale nel nostro sistema economico? «Certamente sì, perché si tratta di manifattura di alto livello. La struttura capillare artigianale di cui dispone il nostro territorio è veramente eccezionale e per certi versi unica. Quando c’è qualità, il futuro della manifattura è assicurato. E questo discorso vale anche per il settore tessile comasco, che è sempre più orientato verso l’alta qualità».

Le imprese faticano a trovare la manodopera necessaria. Cosa può fare la Camera di commercio su questo fronte? «Gli imprenditori non faticano solo ad individuare profili di manodopera specializzata me più in generale sono in difficoltà per tutte le assunzioni. Ritengo che siano importanti i corsi di formazione di specializzazione tecnica, insieme ad un cambiamento culturale anche nelle famiglie. Chi va a lavorare in un’impresa non trova le medesime condizioni di un secolo fa e questo va spiegato molto bene».

Le imprese sono impegnate anche sui fronti della transizione digitale ed ecologica. Anche da questo punto di vista la Camera di commercio può sostenere gli sforzi degli imprenditori? «Nello scorso mandato la Camera di commercio di Como-Lecco ha lavorato molto su questi temi e dobbiamo continuare su questa strada, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità che è diventata uno dei requisiti più importanti per presentarsi all’estero e per vendere i propri prodotti».

Si avvicinano le elezioni europee. Quali sono le attese del mondo imprenditoriale? «Sono un europeista convinto, anche se spesso critico nei confronti di questa Europa. Io credo che dobbiamo proseguire il cammino di integrazione perché questo è importante anche per le imprese. Sul fronte imprenditoriale, ad esempio, occorre fare squadra per imporre sui mercati mondiali i prodotti europei. I nostri competitor non sono gli spagnoli o i tedeschi, ma i cinesi, i coreani o gli statunitensi».

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