Economia / Valchiavenna
Mercoledì 21 Dicembre 2016
Va meglio del previsto, edilizia e turismo tengono: «In Engadina si lavora»
A Chiavenna si è tenuta l’assemblea del Consiglio sindacale interregionale Ecco il punto della situazione.
Prima gli svizzeri? Secondo i sindacati va meglio del previsto, in particolare nei Grigioni. A Chiavenna l’assemblea del Consiglio sindacale interregionale ha affrontato le questioni d’attualità per il lavoro nelle zone di confine partendo proprio dalle conseguenze delle iniziative promosse – e approvate – in Svizzera per tutelare la manodopera locale.
Come previsto dopo il voto, originato soprattutto dalla caotica situazione ticinese, non sono in atto dinamiche discriminatorie nei confronti dei valtellinesi e dei valchiavennaschi. Né a livello normativo, né da parte delle aziende. Non è una sorpresa, perché i frontalieri sono fondamentali per le società del Cantone di Coira.
«La messa in atto della legge legata al referendum è tutto sommato morbida – ha sottolineato Arno Russi, sindacalista di Unia e presidente del Csi -. Gli annunci di lavoro dovranno essere rivolti prima ai disoccupati, svizzeri o stranieri con permesso di dimora o domicilio. Ma non ci sarà l’allontanamento di tutti i lavoratori provenienti dall’estero che qualcuno voleva e in buona sostanza non prevediamo cambiamenti eccessivamente negativi per la manodopera italiana». Nell’analisi i sindacati hanno citato un’indagine dell’associazione dei costruttori elvetici. Secondo gli imprenditori, attacchi politici sproporzionati non aiutano i disoccupati a trovare lavoro, tenendo presente che nel settore delle costruzioni la disoccupazione è al 4,2%.
Per quanto riguarda l’andamento dell’economia, secondo Russi, attivo in tutto il Cantone, appare «stabile sia nell’edilizia sia nella gastronomia: questo significa tenere conto della crisi del recente passato che ha determinato una tendenza negativa, ma almeno non ci sono ulteriori peggioramenti». «Vari cantieri in Engadina sono ancora attivi e lo saranno fino alla vigilia di Natale: un buon segno», ha aggiunto Ivan Cameroni del Syna-Cisl. Anche in questo caso le statistiche dell’associazione datoriale sono utili.
Nei primi nove mesi del 2016, in Svizzera il volume d’affari dell’edilizia principale sono aumentate del 7% rispetto al 2015. Il fatturato totale ammonta a quasi 15 miliardi di franchi. Nel corso dell’incontro di ieri, che ha visto impegnati anche i tre segretari provinciali Giocondo Cerri (Cgil), Mirko Dolzadelli (Cisl) e Vittorio Giumelli (Uil), si è parlato anche delle possibili novità sul fronte della disoccupazione, un’indennità che fino a qualche anno fa veniva pagata con i fondi della legge 147 in base al salario svizzero. Poi lo Stato Italiano si è preso i soldi e ha pagato i frontalieri rimasti senza lavoro come tutti gli altri connazionali. Ma ora si ipotizzano novità. A pagare la disoccupazione dei frontalieri potrebbe non essere più lo Stato di residenza (per esempio l’Italia), ma quello dove ha prestato la sua opera il lavoratore (in questo caso la Svizzera). Questa proposta della Commissione europea, attualmente in fase di discussione a Bruxelles, potrebbe cambiare le regole sui sistemi di previdenza sociali, nei quali è iscritta anche la disoccupazione. «Una discussione sicuramente interessante, ma ancora in fase embrionale», ha commentato Cameroni. Il Csi si riunirà a gennaio per il rinnovo delle cariche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA