Economia / Tirano e Alta valle
Giovedì 07 Febbraio 2019
Università del legno a Poschiavo, avviato il fallimento
Il progetto elvetico naufraga sotto il peso dei numeri e dei debiti. «Non siamo riusciti a reclutare abbastanza iscritti per i corsi di formazione».
«Era chiaro da tempo che il progetto originale non avrebbe funzionato senza un investimento supplementare importante da parte degli azionisti: il reclutamento di un numero sufficiente di studenti, soprattutto italiani, e l’obiettivo di arrivare ad un esercizio redditizio si sono rivelati molto più difficili del previsto».
Con queste testuali parole affidate a un comunicato stampa il consiglio di amministrazione del Centro tecnologico del legno S.A. (Ctl) ha deciso di depositare il bilancio della società al Tribunale regionale Bernina che ora avvierà la procedura di fallimento.
Si infrange così un progetto che Poschiavo ha condiviso anche con l’Italia e in modo particolare con la Valtellina, con Regione Lombardia - che ha accreditato l’istituto di formazione elvetico (caso più unico che raro) - e con uno dei gruppi più importanti nel settore delle macchine a controllo numerico: Scm Groupe di Rimini.
Quella che ormai tutti avevano ribattezzato come l”Università del legno” da sogno accarezzato dalle imprese in Valtellina (dove è forte la concentrazioni di segherie), sempre a caccia di personale qualificato, si è trasformata in un incubo per gli svizzeri.
La decisione è stata presa ieri dal Cda dopo l’assemblea dei soci - tra i quali figura con una quota dell’11% anche la valtellinese Politec - che non ha potuto che prendere atto della necessità di arrendersi all’evidenza dei fatti. Un passo obbligato visto che il capitale sociale della società ammonta a 100mila franchi ed è di poco superiore alle perdite registrate ad oggi.
L’ostilità attorno a questa scuola di eccellenza (che si dice sia stata tra le cause della débacle del podestà Alessandro Della Vedova, non più rieletto in Comune) si è manifestata sin dal suo nascere e non è un caso se si è dovuti giungere a una votazione popolare preceduta da una infuocata campagna elettorale. Alla fine il popolo ha premiato l’iniziativa che confidava di rilanciare l’economia locale partendo da un investimento nell’istruzione e nella cultura. Una scelta coraggiosa. Che non ha pagato.
I numeri non sono mai stati dalla parte del Ctl, che è riuscito a restare a galla nel 2018 solo grazie all’affitto pagato dal Comune per utilizzare gli spazi che la società ha saputo ricavare, riconvertendo un’ex azienda di lapidei con un investimento da 3 milioni di franchi (1,5 ottenuto con un mutuo ipotecario, l’altra metà da un prestito da parte del Cantone e della Confederazione).
La scuola non è riuscita a reclutare abbastanza studenti per concludere almeno uno dei corsi a lungo termine che figuravano nel piano di studi, percorso messo a punto da uno dei soci: il Centro di formazione superiore IBV di Coira.
E il compito di raccogliere adesioni (rese appetibili in Italia anche dal contributo economico accordato da Regione Lombardia) spettava soprattutto alla Valtellina, in virtù dell’interesse mostrato da molte aziende appartenenti alla filiera del legno. Qualcosa non ha funzionato? «No, i rapporti con i valtellinesi e più in generale con i partner italiani - spiega il presidente del Cda Karl Heiz - sono sempre stati ottimi. Il problema è che da quando siamo partiti sono cambiate molte delle variabili che erano state prese in considerazione negli studi propedeutici(che risalgono a 10 anni fa, ndr) : il franco che si è fatto “forte”; la crisi che si è abbattuta sull’economia italiana, costringendo le aziende a rinunciare ad investire nella formazione professionale... E non da ultimo - conclude il presidente - con il senno di poi avremmo potuto investire maggiormente nel marketing e nella pubblicità in Italia: ma di soldi ne avevamo pochi e così si è innescato un circolo deleterio e oggi siamo qui, in Tribunale».
Prima di arrivare a questo punto, di soluzioni alternative la società ne ha cercate a lungo. Qualcuno si è fatto avanti dall’Italia, come la Scuola di cucina fondata dal grande Gualtiero Marchesi, nel frattempo defunto, e poi ci sono stati altri corteggiatori elvetici sul cui nome vige il massimo riserbo. «Due cordate assolutamente serie, che hanno avanzato proposte concrete per lo stabile. Purtroppo, anche loro si sono ritirati per ragioni economiche. Ora non ci resta che ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto il progetto Ctl: azionisti, enti privati e pubblici in Svizzera e in Italia, nonché i cittadini di Poschiavo che hanno votato in suo favore all’epoca. Speriamo che nel corso delle procedure si possa trovare una buona soluzione per il futuro della bellissima struttura del Ctl, che sia nell’interesse di tutti».
E l’auspicio è soprattutto quello che la struttura riesca a realizzare una cifra congrua con l’investimento che ha richiesto. Tra i creditori che figurano nell’elenco stilato dagli amministratori non figurano più le maestranze locali che lo scorso anno lamentavano di non essere state saldate dai lavori eseguiti nello stabile. L’impegno del vertice del Ctl è stato proprio quello di depositare il bilancio dopo aver sanato tutti - o quasi - i debiti pregressi. Resta escluso - per ora - l’architetto incaricato di redigere uno studio per i possibili usi alternativi dell’edificio che oggi viene indicato - a giusto titolo - come un eccellente esempio di recupero dell’architettura industriale.
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